Un’altro modo di viaggiare…

Come avevo annunciato nel post precedente, abbiamo voluto provare a fare un viaggio diverso. Abbiamo lasciato il camper parcheggiato ad Atene e siamo andati a Creta, con zaini e tenda, per camminare lungo il sentiero E4, partendo da Elafonissi per arrivare almeno fino a Frangokastelo. Circa 100km lungo la costa, per la maggior parte in mezzo alla natura più incontaminata e lontani da strade e civilizzazione.
Non ci siamo messi limiti di tempo. Non avevamo intenzione di farlo di corsa, anzi, l’idea era di goderci il più possibile l’occasione di vedere posti che ancora pochi hanno visto.

Il percorso che abbiamo fatto.

 

Arrivati al porto di Chania al mattino presto, prendiamo il bus (1.70€/persona) per il centro e da lì un altro autobus per Elafonissi (11€/persona) che parte alle 9.00. Meno di due ore dopo eravamo sulla mitica spiaggia, che però conosciamo bene e ci possiamo permettere di snobbare alla grande, mettendoci subito in cammino alla scoperta di posti nuovi.
Imbocchiamo il sentiero E4 e già dopo meno di un chilometro, sulla spiaggia del bosco di cedri, comincia il paradiso del campeggio libero.
Il posto è una meraviglia, siamo tentati di fermarci qui a pernottare, però è ovvio che, va bene lo slow travel, ma se ci fermiamo al primo chilometro e ne dobbiamo fare cento siamo fregati! Ci accontentiamo di un bagno rinfrescante, ci ricarichiamo gli zaini sulle spalle, una trentina di chili in due e proseguiamo. Mettiamo come destinazione la spiaggia di Kriòs dopo altri 9 chilometri. Il problema del peso degli zaini è che bisogna portarsi dietro cibo e soprattutto acqua in abbondanza, perchè per lunghi tratti non si passa da centri abitati e le fonti naturali scarseggiano lungo questo tratto del sentiero. Di conseguenza bisogna programmare abbastanza bene le tappe per calcolare quanto caricarsi di provviste.

Eccoci al nostro chilometro zero, pronti a partire 🙂
Il sentiero è ben segnalato. Solo in un paio di occasioni ci siamo confusi, ma mai per più di poche decine di metri.

 

Non ci siamo ancora abituati al peso sulle spalle per cui andiamo lenti e fatichiamo abbastanza. Il percorso non è particolarmente impegnativo, ma neanche proprio una passeggiata. Verso le 17.00 arriviamo alla baia di Viennos, appena prima della destinazione che ci eravamo prefissati. Il posto è così magico che decidiamo di accamparci qui per il primo giorno. Si tratta di una baia con colonne e altri resti archeologici del III – VI sec d.C. sparsi qua e là… una meraviglia, ed è tutta per noi!

Al mattino ripartiamo con comodo. Abbiamo dormito benissimo e siamo carichi di energia. Poche centinaia di metri ancora di sentiero e poi usciamo, prima su una strada sterrata e poi su quella asfaltata, per arrivare a Paleochora poco dopo mezzogiorno. Facciamo una spesa, che si rivelerà essere anche l’ultima a prezzi decenti fino alla fine del cammino. Pranziamo e ci riposiamo un po’, lasciando passare le ore più calde e poi ci rimettiamo in cammino per uscire dalla città e cercare un posto per fermarci per la notte. La scelta cade sulla spiaggia di Gialiskari (Sandy beach), siamo stanchi e anche un po’ stufi di camminare lungo una strada e mangiarci la polvere delle auto. Secondo il GPS del cellulare abbiamo fatto circa 18km.
Piantiamo la tenda a pochi passi dall’inizio del nuovo tratto del sentiero che porta fino a Sougia, ma… primo problema! Il caricatore solare dà i numeri e non ne vuole sapere di caricare il telefonino! E adesso? Unica soluzione, massima economia. Poche foto, niente GPS e contachilometri, telefono chiuso quando non serve 🙁

La baia Viennos, con i resti di colonne antiche.
Il nostro primo accampamento, nella baia di Viennos.

 

Al mattino impacchettiamo tutto e ripartiamo. Dopo 10 minuti di sentiero passiamo per una spiaggia che sarebbe stata molto più bella per la sosta notturna, peccato. Ci mettiamo tre ore per arrivare a Lissos. Le pendenze sono notevoli e il caldo si fa sentire. Lissos è una vera e propria oasi, con la sua fonte d’acqua freschissima, ombra e area attrezzata per i camminatori. Pranziamo e ci facciamo una bella dormita prima di ripartire per l’ultimo breve tratto che ci separa da Sougia. Ci mettiamo un’ora per arrivare all’uscita della gola e da lì raggiungiamo la parte orientale della spiaggia, dove sappiamo che si può campeggiare.
Ci sistemiamo di fianco a una compagnia di hippies sulla cinquantina, nazionalità miste e facciamo presto amicizia. Calcolando sulla mappa, anche oggi ci siamo mangiati una decina di chilometri.

Giusto un’idea del tipo di terreno del sentiero…

 

Ci prendiamo un giorno di riposo. Sougia è un gran bel posto anche se comincia ad essere un po’ troppo turistico e fare la spesa costa circa il doppio che a Paleochora, però l’atmosfera è rimasta bella, leggera. Si respira libertà.
Preparandoci psicologicamente per il prossimo tratto, che è considerato tra i più difficili e, in alcune parti, pericoloso di tutto il sentiero, ci viene una grande idea. Rimediamo una bella scatola di cartone e ci ficchiamo dentro tutto quello che non ci sarebbe servito per i prossimi due giorni di cammino, per arrivare a Agia Roumeli, il prossimo centro abitato. Ci rendiamo così conto di quante cose inutili ci siamo portati dietro, ma di questo parlerò nel prossimo post. Impacchettiamo per bene e la lasciamo ai nostri vicini con l’accordo che li avremmo chiamati, una volta arrivati a Agia Roumeli e ce l’avrebbero spedita con il traghetto. Geniale! 🙂

Al mattino prestissimo partiamo, con gli zaini alleggeriti, avendo in programma di arrivare fino alla spiaggia di Domata, secondo le informazioni a 12km e fare il giorno dopo gli altri 8km per raggiungere la destinazione. Il percorso è molto stancante, ma bellissimo. Le pendenze sono piuttosto estreme e il terreno scivoloso. Arriviamo alla prima sorgente segnalata sulla guida dopo quattro ore. Strano, dovevano essere 6km, non stavamo andando così lenti. Comunque, riempiamo le nostre bottiglie e proseguiamo, scendendo fino al mare all’uscita della gola di Tripitì, più sciando e scivolando che camminando, dove avremmo dovuto trovare la seconda e ultima sorgente per questo tratto. Brutta sorpresa però! Un cartello indica che l’acqua non è potabile… siamo rimasti con sole due bottiglie e mezza e la giornata è caldissima!
Facciamo la nostra sosta per mangiare e riposarci e ci rimettiamo in cammino poco dopo le tre perchè, anche se fa caldo, abbiamo davanti altri 4km, segnalati come molto impegnativi. E lo sono! Cerchiamo di fare economia d’acqua, così tra caldo e sforzo, la disidratazione comincia a farsi sentire. Quando arriviamo a Domata, alle 18.30 ho la lingua gonfia come se mi avesse fatto l’anestesia un dentista, faccio fatica anche a parlare e ci rimane solo una bottiglia e mezza d’acqua… e adesso? Abbiamo davanti una notte e altri 8km durissimi… non ce la facciamo!
Mi rendo conto della sconfitta, ma rischiare è da incoscienti, così chiamiamo la linea di soccorso per il sentiero (112), che ci passa ai pompieri, che ci passano a un taxi marino, che per la modica cifra di 40€ (bastardo approfittatore) nel giro di un’oretta ci viene a recuperare e ci porta in meno di un quarto d’ora a Agia Roumeli. Tutto ok, non ho neanche il coraggio di trattare sul prezzo…
Andiamo a piantare la tenda all’uscita della gola di Samaria, dove è ‘permesso’, con tanto di bagni pubblici e acqua potabile a volontà… ne approfittiamo alla grande.
Chiamiamo i nostri amici per farci spedire il pacco con il traghetto dell’indomani e controllando con il GPS mi risulta che i 12km che in teoria avrebbe dovuto essere il tratto che abbiamo percorso, in realtà sono più di 16km… a piedi fa la differenza!

Gola di Tripiti. Fregati!
Un altro esempio caratteristico della difficoltà di alcuni tratti del sentiero. Qui si vede a sinistra il segno del sentiero e vicino al centro della foto la colonnina del punto a cui si deve arrivare.

 

Siamo al sesto giorno e abbiamo fatto più della metà del percorso. Andiamo ad aspettare il pacco al porto, ma non arriva. Chiamiamo e ci dicono che si sono dimenticati, lo manderanno domani. Ok! Non avevamo comunque intenzione di rimetterci subito in cammino. Una giornata di riposo assoluto e mare. 🙂
Andiamo a fare un po’ di spesa, ma nel primo mini-market ci sentiamo presi per il sedere. Non si può a Creta pagare i pomodori 2.30€ al chilo. Maledetto turismo! Nel secondo, quello più vicino alla spiaggia, i prezzi sono un po’ più bassi anche se sempre esosi. Prendiamo il minimo indispensabile.

Accampati vicini allo sbocco della gola di Samarià.

 

Giorno 7. Al mattino ci arriva il nostro scatolone, puntualissimo. Socializziamo un po’ con il nostro vicino di tenda, tedesco, gran camminatore e esperto della zona, che ci racconta di quante vittime ha fatto il sentiero e che tutti gli anni ci scappa almeno un morto, disidratazione e scivolate sono sempre la causa.
Rifacciamo gli zaini, tornando al peso massimo e, nel tardo pomeriggio, ci spostiamo fino alla spiaggia di Ag. Pavlos a poco più di tre chilometri. Posto stupendo, ci prendiamo una rakì alla tavernetta, per chiedere di caricarci il telefonino e di riempire le bottiglie d’acqua. 3€ per un quartino di grappa e un mezè… qui si ragiona! 🙂

La spiaggia di Agios Pavlos…
…e l’iinterno della chiesetta sul mare.

 

Giorno 8. Partiamo al mattino presto con destinazione Glyka Nera, ultima spiaggia prima di arrivare a Sfakià, dove sarebbe difficile campeggiare. Il percorso è uno dei più belli che abbiamo fatto. Si passa dai boschi al paesaggio lunare con tutte le sfumature intermedie, senza difficoltà estreme, malgrado il caldo… o forse siamo noi che ormai ci siamo abituati 😉

Creta selvaggia !
Loutro? Per di qui!
Pecorelle smarrite.

Ci fermiamo a Loutrò per comprare due cose, pranzare e riposarci. Poi proseguiamo fino alla spiaggia Glyka Nera (Acque Dolci) così chiamata perchè lungo tutta la spiaggia, basta scavare 20-30 centimetri e si trova acqua dolce, buonissima. Un piccolo paradiso! Anche oggi ci siamo fatti 14 chilometri.

Non abbiamo nessuna voglia di andarcene da questo posto, così ci prendiamo un’altra giornata di ozio. Si fa per dire, perchè non avendo previsto la sosta, siamo a corto di provviste e faccio un ‘salto’ indietro a Loutrò per fare la spesa. Senza peso ci metto solo un’ora e mezza, andata e ritorno. Non male! Serata passata in compagnia di tutti i campeggiatori a chiacchierare, un albanese, tre tedeschi, due ciprioti e noi!

Una delle sorgenti di acqua dolce a Glyka Nera.
Una delle sorgenti di acqua potabile a Glyka Nera.

 

Giorno 10, partiamo al mattino presto per fare l’ultima tappa. Non siamo molto convinti di quello che stiamo facendo, perchè sappiamo che dopo un breve, ma stancante, tratto di sentiero si esce sulla strada asfaltata per arrivare a Sfakià e da lì, sono altri 14km di asfalto fino a Frangokastelo. Non sembra molto interessante e il caldo è sempre in aumento, però ci eravamo messi un traguardo e vogliamo arrivarci. Altra breve spesa a Sfakià, con prezzi normali e poi ci incamminiamo verso la nostra destinazione, approfittando di tutti i rari punti in ombra che incontriamo per riposarci e rinfrescarci un po’.
A Frangokastelo non è permesso campeggiare, così, una volta arrivati, ci spostiamo verso l’estremità orientale della spiaggia e dormiamo solo con i sacchi a pelo. Perfettamente legale secondo la legge greca.
Missione compiuta!

Frangokastelo, sempre uno spettacolo.
L’ultimo accampamento del percorso. Senza tenda per evitarci problemi.

 

In realtà, se le previsioni del tempo non avessero annunciato temperature sopra ai 40 gradi per i giorni a venire, forse avremmo anche continuato il sentiero fino a Archanes, ma con questo caldo sarebbe stato un suicidio. Così, abbandoniamo l’idea e ci facciamo invece un regalo, decidendo di andare ad affrontare il grande caldo a Gavdos… ma questa è un’altra storia 🙂

In conclusione: è stata un’esperienza unica. Dopo anni e anni, ci siamo sentiti di nuovo veri viaggiatori all’avventura. Finalmente lontani dai soliti turisti e villeggiatori e riscoprendo un modo di viaggiare a costo quasi zero, che chiunque abbia la forma fisica e il coraggio di osare può fare. Cose che nessuna ricchezza può comprare. 😉

Gavdos!

 

 

 

 

 

 

 

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