Fulltiming

Prendo spunto da un documentario che ho visto un paio di giorni fa, fatto da un fulltimer sui fulltimers, per dire la mia riguardo alla vita in camper.
Sarò sincero, come al solito del resto. Sono stufo di vedere giovani coppie che osannano la loro scelta di vita, dove tutto luccica e tutto è perfetto. Sono stufo di vedere videini di fulltimers che cercano di venderti come vita ideale quella che fanno e già che ci siete dimostrateci il vostro supporto facendoci una donazione. Basta!
Nessuno sembra ricordarsi in queste belliissime interviste di cosa vuol dire dormire in parcheggi rumorosi, con il pensiero che arrivi da un momento all’altro la polizia a romperti le palle, anche se non fai niente di irregolare. Nessuno parla della gioia della ricerca di un camper service per svuotare la cassetta del WC, che ti obbliga ogni tot di giorni a spostarti anche se non avresti la minima voglia.

Vivere su un furgone o camper che dir si voglia, viaggiando, è un’esperienza eccezionale che offre possibilità e facilità impossibili rispetto a qualsiasi altra scelta. Su questo penso che siamo tutti d’accordo. Però non prendiamoci in giro, le cose non sono sempre così idilliache come cercano di far credere. Non è possibile essere sempre su una spiaggia stupenda, su una bella sdraio a sorseggiare un bicchiere di birra o un frullato di frutta. Si succede anche questo, ma non è la regola. E’ solo una parte della realtà di un fulltimer in movimento. Chiaro che per chi va a infilarsi in un campeggio o un’area a pagamento le cose sono diverse, ma per chi vive al risparmio la quotidianità è un po’ diversa.

E della solitudine? Perchè non ne parla nessuno? Io per esempio sono due mesi che parlo di persona solo con la mia compagna di viaggio e per telefono e skype con mia madre e mio figlio. Viaggiando così non è facile socializzare. Non parlo delle due chiacchiere di circostanza con altri camperisti o con la cassiera del supermarket, ma di una conversazione interessante, magari davanti a una birra o una bottilglia di vino. Raro, rarissimo. Nei nostri due anni da fulltimers sono solo due le cose che mi sono veramente mancate: poter cucinare al forno e le serate passate con gli amici.

Si d’accordo, ci sono posti che sono dei veri paradisi. Ne abbiamo trovati parecchi anche noi, in tutte le nazioni in cui siamo stati. Ti fermi per un po’ e poi devi e vuoi andartene, perchè così è la vita da viaggiatore. Il giorno dopo probabilmente e quello dopo ancora non ti troverai piu in un altro paradiso, ma di fianco a altri camperisti ignoranti e maleducati o nel mezzo di un parcheggio con l’inevitabile, rumoroso via vai di macchine introrno a te.

La vita da fulltimer è meravigliosa? Si, non ci siamo pentiti neache per un istante di aver fatto anche noi questa scelta, ma non è per tutti e non è così glamourouse come ultimamente cercano di venderla. Ci sono momenti difficili, come a volte trovare un posto sicuro per fermarsi a dormire dopo una giornata passata a guidare e momenti poco piacevoli, ma necessari, come vuotare il cesso o fare il pieno d’acqua in una sera fredda invernale… di sicuro non sono tutte rose e la libertà di cui tutti parlano, anche in questo caso ha un prezzo!

Oohhh dovevo proprio sfogarmi 🙂

Camper Vegano

Siamo in viaggio da un mese. Dopo un periodo di più di nove mesi passato fra camper (poco) e varie case in Grecia e in Italia, ci siamo rimessi su strada con direzione Portogallo. Queste prime quattro settimane le abbiamo passate in Francia, dove ci siamo ricordati di cosa vuol dire essere avanti nell’accoglienza dei camperisti e in tante altre cose, dalla segnaletica al rispetto dei cittadini. Giusto per fare un esempio: camper service gratuito all’interno del campeggio municipale di un paesino, Saint Nazaire en Royans… geniale o no? Mai visto niente di simile da nessun altra parte. E’ vero che i posti piu turistici sono meno accoglienti, arrivano a chiedere fino anche a 4euro per il rifornimento d’acqua. Lo scarico però è sempre libero, così come ovunque esistono bagni pubblici gratuiti. Per il rifornimento d’acqua basta di solito spostarsi di qualche decina di chilometri per trovare un camper service gratuito.
Come sempre però c’è anche l’altro lato della medaglia.
La spesa costa decisamente di più, mentre il gasolio e l’olio per il furgone costano decisamente di meno rispetto all’Italia, mangiare verdura e frutta fresca qui è decisamente un lusso. Conserve, surgelati, persino il pane costano meno o come in Italia, ma un chilo di mele ti costa un capitale, per non parlare dei limoni. E mi viene spontaneo chiedermi: com’è possibile che un chilo di pomodori freschi possa costare 4euro quando una scatola di pelati di marca (400gr) costa solo 80 centesimi. Lavorazione, conservanti, confezionatura, etichetta, pubblicità e la metà del prezzo? C’è qualcosa che non va o mi sbaglio?

Ma torniamo al viaggio. Il grosso cambiamento per noi è stato che, essendo ormai diventati vegani, il cibo è diventato di fondamentale importanza e fare la spesa e cucinare una delle attività principali della giornata… che poi non è neanche così strano, cosa c’è di più importante di nutrirsi in modo sano e corretto? Quando però hai un budget ristretto e vuoi mangiare sano le cose si complicano e trovare gli ingredienti giusti al prezzo giusto richiede un po’ più di tempo, costringendoci, per fare la spesa, a visitare piu di un supermercato alla caccia delle offerte più convenienti. Per fortuna si trova sempre qualcosa, che non a caso di solito sono i prodotti di stagione 😉
Il piatto del giorno così varia a seconda di quello che troviamo e devo dire che fino ad adesso, ci siamo trattati veramente bene, spendendo incredibilmente poco… per il mangiare siamo intorno ai cinque euro al giorno in due, con colazione a base di frutta fresca, un pranzo caldo e un insalata mista alla sera, più l’indispensabile frutta secca e altri piccoli estra.
Ci è capitato, per esempio, questa settimana di trovare una zucca meravigliosa, di 4kg a meno di 2euro. Abbiamo mangiato zucca in tutte le salse, ma non ce ne siamo assolutamente pentiti, anzi! Del resto la vera creatività, anche in cucina, nasce quando ci sono dei limiti. Zucca? Zucca, e adesso vediamo come possiamo cucinarla in un modo interessante!
Rimane fondamentale che vivere viaggiando in camper, con la possibilità di cucinare, rende la vita molto piu facile a chi ha scelto di seguire un’alimentazione vegana. Faccio fatica a immaginare come deve essere un viaggio lungo senza avere accesso ai fornelli. Un incubo.

Sperando che possa tornare utile a qualcuno, ho pensato di raccontare come ci siamo organizzati noi, comiciando dal cosa ci portiamo sempre dietro come base per tutte le ricette: Olio di oliva, aceto ‘finto- balsamico’, sale grosso e fine, farina, un po’ di zucchero per gli impasti, pomodori secchi, funghi secchi, capperi, aglio e cipolle, patate e carote biologiche, lievito secco, lievito alimentare, cous cous, pasta, riso, polenta istantanea, fette biscottate o altro tipo di pane secco, concentrato di pomodoro in tubetto, harissa in tubetto, senape, lenticchie, sesamo, tabasco o piri piri, olive, soia in grani.
Conserve: pelati, ceci, fagioli rossi e cannellini, mais, crauti (quando li troviamo), latte o crema di cocco.
Spezie: pepe nero, zafferano, cannella dello sri lanka, zenzero (in polvere, ma anche fresco quando lo trovamo), curcuma, garam masala, curry, zaatar, cumino, noce moscata, origano, salvia, rosmarino, peperoncini secchi (freschi quando li troviamo), peperoncino tritato, paprica piccante, paprica dolce, paprica affumicata, alloro.

A parte che con queste provviste si possono improvvisare pasti senza bisogno d’altro, da un riso e fagioli a una pasta aglio, olio e peperoncino e via dicendo, sono le basi per cucinare le verdure fresche (a volte surgelate) che si trovano facendo la spesa quotidianamente, offendo infiniti abbinamenti e possibilità.
Tornando all’esempio della nostra zucca, ce la siamo gustata: spadellata con ceci, peperoncino, rosmarino, aglio e curcuma; zuppa zucca e patate con cumino; risotto classico con la zucca; polpettine di zucca e patate con sesamo e con l’ultimo pezzo penso di farci dei ravioli tipo momos cinesi. Uno meglio dell’altro!

Mangiare bene e trattarsi bene, aiuta moltissimo durante i viaggi, soprattutto quando si fanno anche sforzi fisici come nel nostro caso. Si perchè ultimamente ci è presa anche la passione per le grandi camminate… ma di questo parlerò in un prossimo post 😉

Bye Bye Grecia

Questi otto mesi passati in Grecia, la maggior parte dei quali non in camper, mi sono serviti ad imparare e scoprire un sacco di cose.
La più importante è stata probabilmente che, per quanto mi mancasse la vita da vagabondo, non mi è dispiaciuto per niente fare un esperimento di vita “statica” in un piccolo paese, applicando però la filosofia di vita minimalista imparata in un anno e mezzo come fulltimer.

Avendo deciso di rimanere in Grecia da dicembre, quando eravamo arrivati, fino a fine luglio, per far combaciare il nostro programma con quello di nostro figlio, abbiamo optato per il passare almeno l’inverno nella nostra casa al mare nel Peloponneso. Avremmo così potuto risparmiare qualcosa, occuparci dei nostri ulivi e rimettere un po’ in sesto il camper, che ne aveva bisogno.
L’inverno è passato veloce e ci siamo resi conto che la vita di paese ci piaceva! Così invece di rimetterci in strada, come da programma, per vagabondare un po’ nel Peloponneso aspettando l’arrivo di Matteo, abbiamo preferito continuare a goderci la ripetitività della vita stanziale, facendo solo un salto ogni tanto ad Atene, per vedere qualche mostra e concerto e scappare di corsa per tornare alla pace del nostro paesino.

Conclusione: con la condizione fondamentale di trovare il posto giusto, si può cambiare vita anche senza girovagare in camper!
In pratica si scambia la libertà di movimento e l’avventura dello viaggiare a tempo pieno con la tranquilla quotidianità di una vita di campagna. L’orticello di cui occuparsi, magari qualche animale da compagnia, il rapporto con il ‘vicinato’, il continuo bisogno di riparare o migliorare qualcosa nella struttura, gli amici che ti vengono a trovare, non per pranzo o cena, ma per due o tre giorni di intense e piacevoli chiacchierate… non ci si annoia mai.
Non a caso, proprio in questo periodo, mi sono letto Walden di Henry David Thoreau, un classico per chi vuol intraprendere una vita alternativa che, malgrado l’età, rimane di un’attualità sorprendente.

Per noi però è ancora presto per mettere radici. Questo esperimento è stato una prova generale per capire se, quando decideremo di fermarci, l’idea di ritirarci a Creta e crearci il nostro angolino di paradiso fosse sensata e sostenibile. A quanto pare si!

Intanto è arrivata la fine di luglio. Dobbiamo andare in Italia per far passare la revisione al camper e accompagnare Matteo, che partirà da Milano per vivere la sua esperienza per un anno a New York.
Presi dalla fretta, rinneghiamo senza nessuna vergogna la nostra filosofia dello slow travel e ci imbarchiamo a Patrasso per Ancona, invece di fare il nostro classico giro dei Balcani… Grosso errore!!
Scegliamo di viaggiare con l’ANEK, visto che avevamo degli ottimi ricordi dei nostri ultimi viaggi, fatti qualche anno fa, sia per l’Italia che per Creta. Quest’anno, durante il ritorno da Creta sempre con l’ANEK, ci eravamo già imbattuti in un cameriere maleducatissimo. L’avevamo però considerato un caso isolato, senza che questo ci impedisse di fare comunque un reclamo scritto.
Per il viaggio in Italia le cose cominciano male da prima della partenza: quattro ore di ritardo accumulate durante l’imbarco ad Ancona. E ti chiedi: ma con tutta la tecnologia a disposizione, con tutti i dati che ti chiedono per la prenotazione, dove vieni regolarmente schedato con numeri di telefono, email e tutto il resto, non potevano mandare un cavolo di messaggio per avvisare? Un annuncio sul loro sito? Lo sapevano dal giorno prima, non ci sarebbe voluto così tanto, credo, e così uno si organizza. Comunque, aspettiamo che aprano il controllo passaporti, passiamo tra i primi e vediamo la fila dietro di noi allungarsi all’infinito. La colpa è dell’imbuto per il controllo dei documenti da dove passa solo un veicolo alla volta, auto, camper e TIR. Si può immaginare!
Poi il controllo doganale, stranamente più veloce e poi… il nulla!! Nessuno sapeva dove dovevamo metterci ad aspettare il traghetto. Seguiamo quelli entrati prima di noi e piano piano comincia a riempirsi nel modo più disordinato possibile uno spiazzo, davanti a quello che sembrava essere l’attracco più probabile per la nostra nave. Aspettiamo pazientemente sotto il sole fino a quando il traghetto appare all’orizzonte e appena ci si rende conto che avrebbe attraccato a una ventina di metri da dove si erano formate le file, succede un pandemonio. Per la serie “i furbi saranno i primi”. E così fu! Da primi arrivati, nel caos e la disorganizzazione più completa, ci ritroviamo a salire sul open deck per ultimi e ci fanno infilare tra una parete interna della nave e un TIR, nel punto meno ventilato del ponte.

Altro che open deck… non si respirava dal caldo!

I geni avevano fatto salire per primi i TIR, chiudendo la maggior parte delle finestre del lato destro della nave. Quello sinistro invece lo avevano lasciato libero per chi sarebbe salito a Igoumenitsa. Morale tutti i camper erano al centro del ponte chiusi dai camion con il risultato che, anche dopo qualche ora di viaggio in mare aperto e tenendo tutto spalancato, avevamo 37 gradi in camper! Siamo andati a lamentarci e, non soddisfatti delle inutili giustificazioni e scuse che ci siamo sentiti dare, chiediamo il modulo per fare una lamentela scritta. Improvviso cambio di atteggiamento. Le scuse diventano salamelecchi e ci danno una cabina esterna per farsi perdonare… ok preferivo il camper, però anche così non è male 😉
Quando al mattino scendiamo in camper per fare colazione, non si riusciva quasi più a passare da quanto si era riempito il ponte a Igoumenitsa. Perlomeno i camper saliti dopo erano in una posizione molto migliore della nostra. Sul nostro camper c’erano ancora 32 gradi… non sarebbe stata una notte facile se avessimo dovuto dormirci. Tutto bene quello che finisce bene, ma passano più in fretta e sono più divertenti 5 giorni di Balcani piuttosto che 30 ore di traghetto!
Il benvenuto in Italia poi ci ha pensato la polizia a darcelo. Tranquillamente parcheggiati a Milano, vicino alla stazione di Lambrate, alle 9.30 di mattina, bussatina sul finestrino… solita menata del ‘ci hanno chiamati, non potete rimanere qui, la gente ha paura’… in un anno e mezzo in giro per l’Europa, attraversando una quindicina di stati, solo in Italia veniamo trattati così… non ci fermeremo per molto! 😉