Si riparte…

E’ passato quasi un anno dal nostro ritorno dal viaggio in Asia. Un anno in cui siamo stati la vergogna dei fulltimers, ma che ci è servito molto a chiarire alcune cose su cosa vogliamo fare da grandi 😉

Fermi in Grecia, facendo spola tra Atene e il nostro paesino nel Peloponneso, con una sola piccola gitarella di una decina di giorni fino ai confini con la Serbia e ritorno, non è stato proprio vivere il nostro ideale di vita. Certo abbiamo lavorato, risparmiato e dato una mano a Matteo (nostro figlio) a sistemarsi ad Atene… si perchè, credevo che quando se ne era andato da casa per studiare fossero finite le nostre pene come genitori, ma poi però ha finito gli studi e ci siamo ritrovati punto a capo!!
Scherzi a parte, aveva bisogno davvero di un appoggio per impostare la sua vita futura e lo abbiamo fatto con piacere. Passare dalla vita in stanze da studenti a metter su casa non è una cosa semplice.

Nel frattempo, ne abbiamo approfittato per imparare un sacco di cose, abbiamo approfondito le nostre conoscenze agrarie, ci siamo dedicati al nostro uliveto, occupandoci questa volta, non solo della raccolta, ma anche della potatura.

Il progetto della mia radio procede bene e acquista piano piano sempre più pubblico, musica scelta non-stop e ultimamente faccio anche degli interventi dal vivo a sorpresa, quando mi gira e ho abbastanza banda internet per poterlo fare.

New entry importantissima nella nostra vita le biciclette. Mi chiedo come avevamo fatto a vivere fino a adesso senza. Dalla primavera scorsa abbiamo fatto qualche migliaio di chilometri in bici in giro per il Peloponneso e su e giù per Atene e adesso ce le porteremo ovunque. Tutto un altro modo di viaggiare.

Questo a grandi linee il nostro ultimo anno, torniamo al presente. Siamo di nuovo in partenza, qualche giorno ancora ad Atene di preparativi e poi via verso nord, senza una meta precisa, anche se con una mezza idea di arrivare finalmente a fare un giretto nei paesi baltici.

E poi c’è un’altra novità, il nostro nuovo progetto: nomadoc.eu.
Un canale YouTube e un blog di appoggio (o forse il contrario) dove pubblicheremo i nostri nuovi mini documentari, che produrremo strada facendo, accompagnati da materiale extra, dietro alle quinte e immagini della nostra vita nomade e curiosità che incontreremo.

Chi volesse seguirci, potrà farlo abbonandosi al canale YouTube e tramite blog, pagina facebook o instagram.
Il blog sarà il punto di riferimento che raccoglierà tutti i post, anche se alcuni saranno visibili solo a chi si sentirà di sostenerci economicamente in questa nuova avventura.
Tutto è ancora negli ultimi stadi di preparazione, anche se presto pubblicheremo i primi due video fatti qui ad Atene. Pensavamo di inaugurarlo il primo di aprile, ma non sono sicuro che sia una buona idea…

Camperistas rimarrà il mio progetto personale e un po’ il mio confessionale. Non credo che riuscirò a postare spesso, ma questa era ormai comunque la norma 😉
Se poi qualcuno si dovesse trovare in giro per i Balcani o verso Nord nei prossimi mesi, con la voglia di fare due chiacchiere di persona, è il benvenuto a mandarmi un messaggio 🙂

Asia: epilogo

Ventotto ore di viaggio per tornare in Europa dalla Thailandia. I biglietti low cost sono una manna dal cielo, ma le 12 ore di stopover in aeroporto a Singapore non sono state divertentissime!

Dopo la meravigliosa settimana passata Bangkok, ci siamo fatti i 650 chilometri per arrivare a Krabi, da dove avevamo il volo di ritorno, con solo una sosta intermedia di un paio di giorni a Chumphon. Abbiamo optato per il treno, il mezzo più economico per spostarsi in Thailandia. Terza classe. Notturno, per risparmiare anche una notte di albergo. Perfetto!

Chumphon, niente di interessante di per se, un punto di passaggio che però ci ha permesso di riposare un po’, rimettere insieme le idee prima del rientro e spendere poco anche di pernottamenti.
Da lì, treno fino a Surat Thani e poi, evitando le fregature che qui abbondano, autobus fino a Krabi. Appena scesi alla stazione del treno, a più di dieci chilometri dalla città, si è infatti assaltati con la solita, fastidiosa domanda -where are you going? nella speranza di riuscire a venderti il passaggio in centro a prezzi assurdi, quando invece esiste un bus locale, che costa niente e ti porta direttamente alla stazione degli autobus per proseguire. Arrivati alla stazione degli autobus, stessa scena, prezzi assurdi, doppi e tripli rispetto a quelli che si pagano andando da soli a prendere l’autobus giusto per Krabi. Ormai esperti, ce la siamo cavata senza problemi e senza cascare nelle trappole 🙂

A Krabi ci siamo fermati solo per un giorno, per avere il tempo di impacchettare per bene le nostre cose e partire senza fretta. Ci siamo così goduti anche l’ultimo mercato asiatico, che sarà una delle cose che ci mancheranno di più tornando in Europa.

E’ stato un viaggio interessante, stancante, un po’ ostile fino all’arrivo in Thailandia, ma ripartirei domani stesso. Anzi. Abbiamo già deciso che lo rifaremo al più presto, provvedendo però a organizzarlo in modo da avere un mezzo nostro per poterci muovere senza i limiti imposti dai mezzi pubblici e dall’infrastruttura turistica.
Questa è stata forse la scoperta più importante di questo viaggio: per poter viaggiare, evitando le trappole per turisti, l’unico modo ormai è quello di muoversi indipendentemente.

Una sorpresa invece è stato il costo della vita. A parte i trasporti, abbiamo trovato vitto e alloggio più cari di quello che ci aspettavamo. Malgrado questo siamo riusciti comunque a rimanere dentro al budget che ci eravamo prefissi, anzi siamo anche riusciti a fare un po’ di economia, senza fare grandi rinunce!

80 giorni di viaggio, quattro nazioni, in due, tutto compreso, ci sono costati qualcosa meno di 2200 euro, dei quali quasi 800 di biglietti aerei. Per mangiare, bere e dormire in media siamo stati sotto ai 10 euro al giorno in due. Il paese meno caro la Cambogia, anche se l’alloggio meno caro lo abbiamo trovato in Laos, due euro e mezzo a notte, ma anche quello più caro, otto e settanta.
Di media però, il Laos è stato il paese più caro per il cibo, mentre la Thailandia per l’alloggio. Il Vietnam non lo calcolo, perchè ci siamo fermati solo otto giorni, all’inizio del viaggio e non avevamo ancora capito come organizzarci, per cui ci è costato sicuramente più del necessario.
Ovvio che abbiamo risparmiato molto con la soluzione del self catering. Se avessimo mangiato fuori, sarebbe stata tutta un’altra storia, per economico che sia mangiare per strada. In questo caso, essere vegani ci ha aiutati a risparmiare, pur creando qualche problemino organizzativo.

Per dormire abbiamo sempre scelto l’opzione più economica. Quando possibile, abbiamo optato per spostamenti notturni per risparmiare notti di albergo, scegliendo sempre i mezzi meno cari. Non abbiamo mai preso un taxi-tuk tuk per distanze sotto ai 6 chilometri, preferendo camminare, però ci siamo permessi tre volte di noleggiare un motorino per vedere qualcosa in più di quello che potevamo raggiungere a piedi. Non abbiamo mai visitato musei e siti a pagamento e malgrado questo non ci siamo annoiati e per un primo giro è stato comunque più che appagante.

Morale, biglietti aerei esclusi, il viaggio ci è costato meno di 9 euro al giorno a testa, tutto compreso (visti inclusi)… direi che la buona notizia rimane che, con un po’ di attenzione e tempo a disposizione si può ancora viaggiare con poco! 🙂

 

Sulla via del ritorno

Lasciatoci il Laos alle spalle, abbiamo varcato la frontiera per la Thailandia e tutto è cambiato. Siamo tornati all’improvviso in un paese civilizzato e dopo due settimane passate qui, devo ammettere che non mi dispiace neanche un po’!

La Cambogia prima e il Laos dopo, sono stati stancanti e deludenti. Di sicuro ci sono stati dei bei momenti, abbiamo imparato molto, abbiamo esercitato e aumentato a livelli inaspettati la pazienza e la sopportazione, ma non è stato un viaggio facile, per vari motivi. A cominciare dall’ostilità della gente locale verso gli stranieri, al limite del disprezzo, visti solo come galline dalle uova d’oro, finché paghi tutto ok, se no fanno in modo di farti sentire persona non grata.
L’altro fastidio non indifferente sono la nuova generazione di backpackers e la situazione che gli si è creata intorno. E’ stato addirittura coniato un nuovo termine per descriverli, si chiamano flashpackers.

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