L’esperienza fatta a Creta, senza camper, dormendo in libera dove capitava e spostandoci prevalentemente a piedi, oltre ad insegnarmi un paio di cose su come farlo nel migliore dei modi, mi ha anche fatto riflettere su quanto sia economico e conveniente come modo di viaggiare.
Mettiamola così: per i primi dieci giorni del nostro viaggio a Creta, siamo riusciti a stare, senza sforzi, nel nostro budget di 10 euro al giorno per mangiare e bere in due e l’unica spesa extra sono stati i necessari spostamenti in autobus, per un totale di 47.60. Che vuol dire meno di 15 euro al giorno di media in due!
Nel conto non includo alcune spese extra impreviste, ovvero il salvataggio di emergenza per il quale abbiamo dovuto pagare un taxi marino e un paio di ‘aperitivi’ presi ‘per forza’, per poter ricaricare il cellulare, dal momento che il caricatore solare che mi ero portato, è risultato difettoso. Così come non ho calcolato nella media il costo per raggiungere Creta da Atene (138 euro, sempre per tutti e due) perchè direttamente legato alla durata della permanenza e dal punto di partenza.
Perchè faccio tutti questi conti? Per il semplice motivo che durante il viaggio, camminando, ho avuto modo di pensare e riflettere parecchio e su vari argomenti. Una delle domande che mi sono posto più volte, è che cosa ha nella testa tutta la gente che, pur avendo il tempo a disposizione, ho sentito dire che viaggiare costa caro e non se lo può permettere.
Sono d’accordo che ci siano situazioni in cui anche i dieci euro al giorno possono essere tanti e non mi riferisco a loro. Ma tutti gli altri?
L’unica spiegazione che sono riuscito a trovare è che, probabilmente queste persone sono così schiave dell’idea che viaggiare o fare vacanze debba per forza voler dire ‘giocare a fare i ricchi’, mangiar fuori, farsi servire e riverire, permettersi di comportarsi come non farebbero mai durante la loro vita ‘normale’, che preferiscono rimanere tappate nel loro appartamento, piuttosto che rinunciare alle comodità inutili quando viaggiano.
Mi spiace per loro… per quei pochi che invece non hanno di queste convinzioni e vorrebbero provarci, provo a fare un riassunto di quello che abbiamo imparato noi dalla nostra esperienza.
La prerogativa del viaggiare da backpackers è ovviamente di portarsi tutto in spalla, ne risulta che, se si prevede di fare molta strada, bisogna stare molto attenti a cosa scegliere di portarsi dietro. Anche se è vero che al peso dello zaino ci si abitua dopo qualche giorno, il peso e l’ingombro rallentano, impediscono i movimenti su terreni difficili e fanno stancare prima su lunghi percorsi. Anche 100 grammi fanno la differenza, per cui evitare attentamente qualsiasi cosa superflua. Nel nostro caso, malgrado fossimo stati attenti, abbiamo visto che più di un terzo di quello che ci eravamo portati è risultato comunque un peso inutile!
Le cose che sono risultate indispensabili, per noi, sono state:
Acqua!!! 🙂
Coltellino Svizzero
Blocco e penna
Cellulare con GPS
Caricabatterie solare (se funziona)
Una ciotola (più versatile di un piatto)
Forchetta, cucchiaino
Una bottiglietta di olio di oliva e una bustina con un po’ di sale
Shacker in plastica per preparare il cacao o il caffè
Poncho impermeabile
Sandali/infradito leggeri
Sacco a pelo
Tenda o materassino (tutte e due sono troppo per andare per spiagge)
Carta da cucina
Crema solare
Taglia unghie
Mollette per i panni
Elastici e spago
Torcia da testa
Per quanto riguarda i vestiti, ne servono veramente pochi. Quando si marcia ci si può permettere di indossare sempre la stessa tenuta, tanto nel giro di pochi minuti si è sudati fino all’osso. Lungo il percorso si trova poi il modo di dargli una sciacquata. Per il resto, facendo un viaggio lungo la costa, quando ci si ferma, di solito si è più svestiti che vestiti, per cui serve davvero poco. 😉
La cosa più importante è l’acqua. Bisogna fare in modo di prevedere quanta ne può servire per ogni tratto del percorso e fare in modo di averne in abbondanza. Per un percorso come il nostro, minimo tre litri a testa. Di più nei tratti più estremi.
Per il cibo, il minimo indispensabile, più un paio di barrette o della frutta secca. Noi abbiamo scelto di non portarci attrezzatura per cucinare e di mangiare solo verdura cruda e al limite qualche cosa di pronto in scatola.
A parte il discorso economico, essendo vegani, per noi non ha molto senso andare a mangiare fuori. Preferiamo sapere cosa mangiamo e scegliere le da soli le materie prime.
Faccio un elenco di quello che abbiamo mangiato. Magari può tornare utile a qualche altro vegano 🙂
Pomodori
Cetrioli
Peperoni
Cipolle
Avocados
Olive
Paximadia (pane secco)
Ceci, Fagioli, Lenticchie, Peperoni, Piselli, Mais in scatola
Mandorle
Arachidi
Mousli
Cacao
Pesche
Albicocche
Banane
Melone
Pasteli (barretta di sesamo e miele)
Il tutto annaffiato con Rakì (grappa cretese), vino e birra
Direi che non ci siamo fatti mancare niente 🙂
Il campeggio libero è vietato… in teoria!
Bisogna fare attenzione a dove ci si accampa. In Grecia il campeggio libero è vietato, dappertutto. Per campeggio si intende usare una tenda per dormire. Se si dorme su una spiaggia solo con il sacco a pelo non si commette nessuna infrazione.
In pratica poi, come sempre, tutto è relativo. In molti posti il campeggio libero è tollerato e addirittura ben visto, come a Agia Roumeli o a Gavdos. Sulle spiagge più remote e nascoste è ovvio che non esista nessun problema. Chiaro invece che nei posti più turistici e nelle vicinanze di campeggi e affittacamere è assolutamente da evitare. Direi che con un po’ di buon senso e magari facendo un po’ di ricerca su internet prima di scegliersi un percorso, non ci sono problemi.
Per chi non l’ha mai fatto, consiglio vivamente di non perdersi un’esperienza così. Tornare a vivere a contatto con la natura e con il minimo indispensabile è, a dir poco, rigenerante e molto più rilassante di una camera con aria condizionata… provare per credere! 🙂
Come avevo annunciato nel post precedente, abbiamo voluto provare a fare un viaggio diverso. Abbiamo lasciato il camper parcheggiato ad Atene e siamo andati a Creta, con zaini e tenda, per camminare lungo il sentiero E4, partendo da Elafonissi per arrivare almeno fino a Frangokastelo. Circa 100km lungo la costa, per la maggior parte in mezzo alla natura più incontaminata e lontani da strade e civilizzazione.
Non ci siamo messi limiti di tempo. Non avevamo intenzione di farlo di corsa, anzi, l’idea era di goderci il più possibile l’occasione di vedere posti che ancora pochi hanno visto.
Arrivati al porto di Chania al mattino presto, prendiamo il bus (1.70€/persona) per il centro e da lì un altro autobus per Elafonissi (11€/persona) che parte alle 9.00. Meno di due ore dopo eravamo sulla mitica spiaggia, che però conosciamo bene e ci possiamo permettere di snobbare alla grande, mettendoci subito in cammino alla scoperta di posti nuovi.
Imbocchiamo il sentiero E4 e già dopo meno di un chilometro, sulla spiaggia del bosco di cedri, comincia il paradiso del campeggio libero.
Il posto è una meraviglia, siamo tentati di fermarci qui a pernottare, però è ovvio che, va bene lo slow travel, ma se ci fermiamo al primo chilometro e ne dobbiamo fare cento siamo fregati! Ci accontentiamo di un bagno rinfrescante, ci ricarichiamo gli zaini sulle spalle, una trentina di chili in due e proseguiamo. Mettiamo come destinazione la spiaggia di Kriòs dopo altri 9 chilometri. Il problema del peso degli zaini è che bisogna portarsi dietro cibo e soprattutto acqua in abbondanza, perchè per lunghi tratti non si passa da centri abitati e le fonti naturali scarseggiano lungo questo tratto del sentiero. Di conseguenza bisogna programmare abbastanza bene le tappe per calcolare quanto caricarsi di provviste.
Non ci siamo ancora abituati al peso sulle spalle per cui andiamo lenti e fatichiamo abbastanza. Il percorso non è particolarmente impegnativo, ma neanche proprio una passeggiata. Verso le 17.00 arriviamo alla baia di Viennos, appena prima della destinazione che ci eravamo prefissati. Il posto è così magico che decidiamo di accamparci qui per il primo giorno. Si tratta di una baia con colonne e altri resti archeologici del III – VI sec d.C. sparsi qua e là… una meraviglia, ed è tutta per noi!
Al mattino ripartiamo con comodo. Abbiamo dormito benissimo e siamo carichi di energia. Poche centinaia di metri ancora di sentiero e poi usciamo, prima su una strada sterrata e poi su quella asfaltata, per arrivare a Paleochora poco dopo mezzogiorno. Facciamo una spesa, che si rivelerà essere anche l’ultima a prezzi decenti fino alla fine del cammino. Pranziamo e ci riposiamo un po’, lasciando passare le ore più calde e poi ci rimettiamo in cammino per uscire dalla città e cercare un posto per fermarci per la notte. La scelta cade sulla spiaggia di Gialiskari (Sandy beach), siamo stanchi e anche un po’ stufi di camminare lungo una strada e mangiarci la polvere delle auto. Secondo il GPS del cellulare abbiamo fatto circa 18km.
Piantiamo la tenda a pochi passi dall’inizio del nuovo tratto del sentiero che porta fino a Sougia, ma… primo problema! Il caricatore solare dà i numeri e non ne vuole sapere di caricare il telefonino! E adesso? Unica soluzione, massima economia. Poche foto, niente GPS e contachilometri, telefono chiuso quando non serve 🙁
Al mattino impacchettiamo tutto e ripartiamo. Dopo 10 minuti di sentiero passiamo per una spiaggia che sarebbe stata molto più bella per la sosta notturna, peccato. Ci mettiamo tre ore per arrivare a Lissos. Le pendenze sono notevoli e il caldo si fa sentire. Lissos è una vera e propria oasi, con la sua fonte d’acqua freschissima, ombra e area attrezzata per i camminatori. Pranziamo e ci facciamo una bella dormita prima di ripartire per l’ultimo breve tratto che ci separa da Sougia. Ci mettiamo un’ora per arrivare all’uscita della gola e da lì raggiungiamo la parte orientale della spiaggia, dove sappiamo che si può campeggiare.
Ci sistemiamo di fianco a una compagnia di hippies sulla cinquantina, nazionalità miste e facciamo presto amicizia. Calcolando sulla mappa, anche oggi ci siamo mangiati una decina di chilometri.
Ci prendiamo un giorno di riposo. Sougia è un gran bel posto anche se comincia ad essere un po’ troppo turistico e fare la spesa costa circa il doppio che a Paleochora, però l’atmosfera è rimasta bella, leggera. Si respira libertà.
Preparandoci psicologicamente per il prossimo tratto, che è considerato tra i più difficili e, in alcune parti, pericoloso di tutto il sentiero, ci viene una grande idea. Rimediamo una bella scatola di cartone e ci ficchiamo dentro tutto quello che non ci sarebbe servito per i prossimi due giorni di cammino, per arrivare a Agia Roumeli, il prossimo centro abitato. Ci rendiamo così conto di quante cose inutili ci siamo portati dietro, ma di questo parlerò nel prossimo post. Impacchettiamo per bene e la lasciamo ai nostri vicini con l’accordo che li avremmo chiamati, una volta arrivati a Agia Roumeli e ce l’avrebbero spedita con il traghetto. Geniale! 🙂
Al mattino prestissimo partiamo, con gli zaini alleggeriti, avendo in programma di arrivare fino alla spiaggia di Domata, secondo le informazioni a 12km e fare il giorno dopo gli altri 8km per raggiungere la destinazione. Il percorso è molto stancante, ma bellissimo. Le pendenze sono piuttosto estreme e il terreno scivoloso. Arriviamo alla prima sorgente segnalata sulla guida dopo quattro ore. Strano, dovevano essere 6km, non stavamo andando così lenti. Comunque, riempiamo le nostre bottiglie e proseguiamo, scendendo fino al mare all’uscita della gola di Tripitì, più sciando e scivolando che camminando, dove avremmo dovuto trovare la seconda e ultima sorgente per questo tratto. Brutta sorpresa però! Un cartello indica che l’acqua non è potabile… siamo rimasti con sole due bottiglie e mezza e la giornata è caldissima!
Facciamo la nostra sosta per mangiare e riposarci e ci rimettiamo in cammino poco dopo le tre perchè, anche se fa caldo, abbiamo davanti altri 4km, segnalati come molto impegnativi. E lo sono! Cerchiamo di fare economia d’acqua, così tra caldo e sforzo, la disidratazione comincia a farsi sentire. Quando arriviamo a Domata, alle 18.30 ho la lingua gonfia come se mi avesse fatto l’anestesia un dentista, faccio fatica anche a parlare e ci rimane solo una bottiglia e mezza d’acqua… e adesso? Abbiamo davanti una notte e altri 8km durissimi… non ce la facciamo!
Mi rendo conto della sconfitta, ma rischiare è da incoscienti, così chiamiamo la linea di soccorso per il sentiero (112), che ci passa ai pompieri, che ci passano a un taxi marino, che per la modica cifra di 40€ (bastardo approfittatore) nel giro di un’oretta ci viene a recuperare e ci porta in meno di un quarto d’ora a Agia Roumeli. Tutto ok, non ho neanche il coraggio di trattare sul prezzo…
Andiamo a piantare la tenda all’uscita della gola di Samaria, dove è ‘permesso’, con tanto di bagni pubblici e acqua potabile a volontà… ne approfittiamo alla grande.
Chiamiamo i nostri amici per farci spedire il pacco con il traghetto dell’indomani e controllando con il GPS mi risulta che i 12km che in teoria avrebbe dovuto essere il tratto che abbiamo percorso, in realtà sono più di 16km… a piedi fa la differenza!
Siamo al sesto giorno e abbiamo fatto più della metà del percorso. Andiamo ad aspettare il pacco al porto, ma non arriva. Chiamiamo e ci dicono che si sono dimenticati, lo manderanno domani. Ok! Non avevamo comunque intenzione di rimetterci subito in cammino. Una giornata di riposo assoluto e mare. 🙂
Andiamo a fare un po’ di spesa, ma nel primo mini-market ci sentiamo presi per il sedere. Non si può a Creta pagare i pomodori 2.30€ al chilo. Maledetto turismo! Nel secondo, quello più vicino alla spiaggia, i prezzi sono un po’ più bassi anche se sempre esosi. Prendiamo il minimo indispensabile.
Giorno 7. Al mattino ci arriva il nostro scatolone, puntualissimo. Socializziamo un po’ con il nostro vicino di tenda, tedesco, gran camminatore e esperto della zona, che ci racconta di quante vittime ha fatto il sentiero e che tutti gli anni ci scappa almeno un morto, disidratazione e scivolate sono sempre la causa.
Rifacciamo gli zaini, tornando al peso massimo e, nel tardo pomeriggio, ci spostiamo fino alla spiaggia di Ag. Pavlos a poco più di tre chilometri. Posto stupendo, ci prendiamo una rakì alla tavernetta, per chiedere di caricarci il telefonino e di riempire le bottiglie d’acqua. 3€ per un quartino di grappa e un mezè… qui si ragiona! 🙂
Giorno 8. Partiamo al mattino presto con destinazione Glyka Nera, ultima spiaggia prima di arrivare a Sfakià, dove sarebbe difficile campeggiare. Il percorso è uno dei più belli che abbiamo fatto. Si passa dai boschi al paesaggio lunare con tutte le sfumature intermedie, senza difficoltà estreme, malgrado il caldo… o forse siamo noi che ormai ci siamo abituati 😉
Ci fermiamo a Loutrò per comprare due cose, pranzare e riposarci. Poi proseguiamo fino alla spiaggia Glyka Nera (Acque Dolci) così chiamata perchè lungo tutta la spiaggia, basta scavare 20-30 centimetri e si trova acqua dolce, buonissima. Un piccolo paradiso! Anche oggi ci siamo fatti 14 chilometri.
Non abbiamo nessuna voglia di andarcene da questo posto, così ci prendiamo un’altra giornata di ozio. Si fa per dire, perchè non avendo previsto la sosta, siamo a corto di provviste e faccio un ‘salto’ indietro a Loutrò per fare la spesa. Senza peso ci metto solo un’ora e mezza, andata e ritorno. Non male! Serata passata in compagnia di tutti i campeggiatori a chiacchierare, un albanese, tre tedeschi, due ciprioti e noi!
Giorno 10, partiamo al mattino presto per fare l’ultima tappa. Non siamo molto convinti di quello che stiamo facendo, perchè sappiamo che dopo un breve, ma stancante, tratto di sentiero si esce sulla strada asfaltata per arrivare a Sfakià e da lì, sono altri 14km di asfalto fino a Frangokastelo. Non sembra molto interessante e il caldo è sempre in aumento, però ci eravamo messi un traguardo e vogliamo arrivarci. Altra breve spesa a Sfakià, con prezzi normali e poi ci incamminiamo verso la nostra destinazione, approfittando di tutti i rari punti in ombra che incontriamo per riposarci e rinfrescarci un po’.
A Frangokastelo non è permesso campeggiare, così, una volta arrivati, ci spostiamo verso l’estremità orientale della spiaggia e dormiamo solo con i sacchi a pelo. Perfettamente legale secondo la legge greca.
Missione compiuta!
In realtà, se le previsioni del tempo non avessero annunciato temperature sopra ai 40 gradi per i giorni a venire, forse avremmo anche continuato il sentiero fino a Archanes, ma con questo caldo sarebbe stato un suicidio. Così, abbandoniamo l’idea e ci facciamo invece un regalo, decidendo di andare ad affrontare il grande caldo a Gavdos… ma questa è un’altra storia 🙂
In conclusione: è stata un’esperienza unica. Dopo anni e anni, ci siamo sentiti di nuovo veri viaggiatori all’avventura. Finalmente lontani dai soliti turisti e villeggiatori e riscoprendo un modo di viaggiare a costo quasi zero, che chiunque abbia la forma fisica e il coraggio di osare può fare. Cose che nessuna ricchezza può comprare. 😉