La Spagna è stata una gran bella scoperta per noi. Muoversi in camper è facilissimo. Aree di servizio gratuite, o quasi, si trovano abbastanza spesso. Le provviste costano sensibilmente meno che in Europa centrale, così come il gasolio, che abbiamo sempre pagato sotto l’euro, arrivando addirittura a 84 centesimi al litro. Il clima invernale è piacevole e si può parcheggiare gratuitamente un po’ dappertutto senza problemi. Di fatto l’unica volta che ci hanno “disturbato” è stato a Peniscula, una località estremamente turistica, dove ci hanno messo sul parabrezza un avviso di divieto di campeggio, niente di più. Per la serie il solito sindaco cretino che si crede al di sopra della legge, perchè in Spagna, come in Italia, i camper hanno diritto di parcheggiare dove è consentito agli altri veicoli della stessa categoria e la loro sosta non può essere considerata campeggio.
Ciliegine sulla torta invece, Cadiz, dove ho trovato il primo parcheggio che fa pagare meno i camper delle automobili [36.53754,-6.29014] e Siviglia, dove c’è un parcheggio in pieno centro che costa 1€ al giorno [37.3824,-5.98449]. Una meraviglia 😉
Quello però che abbiamo avuto l’occasione di scoprire lungo il nostro percorso seguendo la costa verso il Portogallo, sono alcuni “parcheggi speciali”, dove si raggruppano i veri viaggiatori a tempo pieno, persone che hanno rifiutato gli schemi del sistema e hanno deciso di vivere in libertà, seguendo il famoso detto: se non puoi cambiare il sistema, perlomeno non aiutarlo a crescere. Persone di tutte le nazionalità, artisti di strada, bar e pizzerie ambulanti, chi fa bigiotteria e chi fa lavori stagionali, spesso anche pagati male, ma che gli consentono di rimanere libero il resto dell’anno. I loro camper sono di solito dei capolavori di bricolage e manutenzione. Molti sono semplicemente dei van o dei camion adattati, che non mancano di trovate geniali per rendersi la vita più facile.
Una buona percentuale sono giovani, sotto i trenta. Non mancano però anche rappresentanti di tutte le altre fasce di età, anche se alla fine l’età non ha realmente importanza, rappresenta solo il bagaglio di esperienze che uno si porta addosso. In quanto a modo di pensare non ci sono grandi differenze e la comunicazione è immediata anche se si appartiene a generazioni diverse.
Pur incontrandoli per la prima volta, ho avuto immediatamente la sensazione di essere tra la mia gente, di aver trovato finalmente la mia tribù. Gente che non si accontenta di quello che gli passa la televisione, ma sa ancora pensare. Gente che accetta gli altri per quello che sono e non per quello che hanno. Vivendoci un po’ a contatto, ho anche constatato che questi nuovi nomadi sono molto più rispettosi della natura, del mangiar sano e delle regole di convivenza della maggior parte della gente cosiddetta “bene”. Assoluta coerenza tra quello che fanno e quello che pensano e non credo che potrebbe essere diversamente.
Il contrasto con gli altri full-timers è notevole. Da una parte le classiche coppie di pensionati, chiuse nei loro camper “modello camion frigorifero” o al massimo seduti a pochi centimetri dal loro prezioso mezzo, anche quando sono in posti paradisiaci. Dall’altra persone in pace con se stesse, che spesso non chiudono neanche a chiave quando vanno a fare i loro giri… questa è la gente a cui voglio bene, persone belle dentro e positive