Ho vissuto per anni commerciando fotografie di viaggio. C’è stata un’epoca in cui era una professione da sogno: viaggiare intorno al mondo per fotografare e essere pagati più che bene, cosa si poteva desiderare di più dalla vita? Così, tra guadagno, esperienze nuove, il piacere di vedere le proprie foto pubblicate su testate importanti, insegnare e fare seminari, ho sempre fatto finta di non accorgermi che in realtà stavo facendo il gioco del nemico.
Il lavoro di un fotografo di viaggio in pratica consiste nel fotografare destinazioni nascondendo tutto quello che c’è di negativo e valorizzando al massimo il resto. La bravura sta nello scegliere la luce migliore e trovare l’inquadratura che isoli il bello dal resto, che spesso gli sta attorno. Un lavoro di bisturi per evitare i dettagli scomodi che renderebbero l’immagine meno attraente. Non proprio una bugia, del resto una foto non può mentire, ma una verità molto selettiva.
Le fotografie vengono poi usate per illustrare articoli, libri e opuscoli dove tutto è perfetto. Le destinazioni più improbabili diventano mete da non perdere, mentre quelle già famose vengono riproposte in salse diverse per alimentare la disastrosa industria del turismo.
La cosa scoraggiante è che quando poi il “turista” va per esempio a Granada a vedere la famosa Alhambra e la trova per metà in mezzo alle impalcature per lavori di manutenzione, con i taxi turistici parcheggiati nella piazza centrale e che circolano liberamente in quello che dovrebbe essere un giardino paradisiaco, il negozio di souvenir che vende le stesse cavolate che avrebbe potuto trovare al Cairo, obbligato a fare file lunghissime per entrare a visitare le varie attrazioni… non gli importa, non lo vede, non lo vuole vedere.
A sua volta sceglierà di fare le sue foto cercando di evitare le brutture, selfie e non selfie, da postare dappertutto per poter dimostrare a amici, familiari e colleghi che tutto è perfetto e che sta vivendo un’invidiabile vacanza da sogno. Alla fine dei conti è quello che ha comprato, no?
Viaggiando molto diventa evidente che tutte le attrazioni turistiche si stanno trasformando in scenari simili. Fatti a misura di turista, preparati di solito per accogliere i gruppi e non i singoli viaggiatori. Cassa per i biglietti di entrata, audio-guida, negozio di souvenir all’uscita, snack-bar in posizione strategica. Tutto sempre più finto, sempre più uguale, sempre meno interessante.
Ultimamente ho deciso di cominciare a fotografare in modo un po’ più realistico i posti in cui mi trovo. Non riesco a smettere di fare anche la foto cartolina, sono assuefatto al bello, è più forte di me, però cerco anche di documentare più obiettivamente la realtà e di smettere di vivere solo la favola del viaggio perfetto. E più viaggio, più mi convinco che quello che dà valore al viaggio non sono tanto i posti che si visitano, quanto le esperienze dirette. Quelle che non si possono fotografare ne trasmettere. I sapori, gli odori, i rumori, la musica, l’atmosfera, le vibrazioni e soprattutto il contatto umano. Le persone che incontri sono quello che veramente rimane di ogni posto visitato. Alhambra la puoi vedere anche in fotografia, anzi la vedrai sicuramente meglio! 😉