Bye Bye Grecia

Questi otto mesi passati in Grecia, la maggior parte dei quali non in camper, mi sono serviti ad imparare e scoprire un sacco di cose.
La più importante è stata probabilmente che, per quanto mi mancasse la vita da vagabondo, non mi è dispiaciuto per niente fare un esperimento di vita “statica” in un piccolo paese, applicando però la filosofia di vita minimalista imparata in un anno e mezzo come fulltimer.

Avendo deciso di rimanere in Grecia da dicembre, quando eravamo arrivati, fino a fine luglio, per far combaciare il nostro programma con quello di nostro figlio, abbiamo optato per il passare almeno l’inverno nella nostra casa al mare nel Peloponneso. Avremmo così potuto risparmiare qualcosa, occuparci dei nostri ulivi e rimettere un po’ in sesto il camper, che ne aveva bisogno.
L’inverno è passato veloce e ci siamo resi conto che la vita di paese ci piaceva! Così invece di rimetterci in strada, come da programma, per vagabondare un po’ nel Peloponneso aspettando l’arrivo di Matteo, abbiamo preferito continuare a goderci la ripetitività della vita stanziale, facendo solo un salto ogni tanto ad Atene, per vedere qualche mostra e concerto e scappare di corsa per tornare alla pace del nostro paesino.

Conclusione: con la condizione fondamentale di trovare il posto giusto, si può cambiare vita anche senza girovagare in camper!
In pratica si scambia la libertà di movimento e l’avventura dello viaggiare a tempo pieno con la tranquilla quotidianità di una vita di campagna. L’orticello di cui occuparsi, magari qualche animale da compagnia, il rapporto con il ‘vicinato’, il continuo bisogno di riparare o migliorare qualcosa nella struttura, gli amici che ti vengono a trovare, non per pranzo o cena, ma per due o tre giorni di intense e piacevoli chiacchierate… non ci si annoia mai.
Non a caso, proprio in questo periodo, mi sono letto Walden di Henry David Thoreau, un classico per chi vuol intraprendere una vita alternativa che, malgrado l’età, rimane di un’attualità sorprendente.

Per noi però è ancora presto per mettere radici. Questo esperimento è stato una prova generale per capire se, quando decideremo di fermarci, l’idea di ritirarci a Creta e crearci il nostro angolino di paradiso fosse sensata e sostenibile. A quanto pare si!

Intanto è arrivata la fine di luglio. Dobbiamo andare in Italia per far passare la revisione al camper e accompagnare Matteo, che partirà da Milano per vivere la sua esperienza per un anno a New York.
Presi dalla fretta, rinneghiamo senza nessuna vergogna la nostra filosofia dello slow travel e ci imbarchiamo a Patrasso per Ancona, invece di fare il nostro classico giro dei Balcani… Grosso errore!!
Scegliamo di viaggiare con l’ANEK, visto che avevamo degli ottimi ricordi dei nostri ultimi viaggi, fatti qualche anno fa, sia per l’Italia che per Creta. Quest’anno, durante il ritorno da Creta sempre con l’ANEK, ci eravamo già imbattuti in un cameriere maleducatissimo. L’avevamo però considerato un caso isolato, senza che questo ci impedisse di fare comunque un reclamo scritto.
Per il viaggio in Italia le cose cominciano male da prima della partenza: quattro ore di ritardo accumulate durante l’imbarco ad Ancona. E ti chiedi: ma con tutta la tecnologia a disposizione, con tutti i dati che ti chiedono per la prenotazione, dove vieni regolarmente schedato con numeri di telefono, email e tutto il resto, non potevano mandare un cavolo di messaggio per avvisare? Un annuncio sul loro sito? Lo sapevano dal giorno prima, non ci sarebbe voluto così tanto, credo, e così uno si organizza. Comunque, aspettiamo che aprano il controllo passaporti, passiamo tra i primi e vediamo la fila dietro di noi allungarsi all’infinito. La colpa è dell’imbuto per il controllo dei documenti da dove passa solo un veicolo alla volta, auto, camper e TIR. Si può immaginare!
Poi il controllo doganale, stranamente più veloce e poi… il nulla!! Nessuno sapeva dove dovevamo metterci ad aspettare il traghetto. Seguiamo quelli entrati prima di noi e piano piano comincia a riempirsi nel modo più disordinato possibile uno spiazzo, davanti a quello che sembrava essere l’attracco più probabile per la nostra nave. Aspettiamo pazientemente sotto il sole fino a quando il traghetto appare all’orizzonte e appena ci si rende conto che avrebbe attraccato a una ventina di metri da dove si erano formate le file, succede un pandemonio. Per la serie “i furbi saranno i primi”. E così fu! Da primi arrivati, nel caos e la disorganizzazione più completa, ci ritroviamo a salire sul open deck per ultimi e ci fanno infilare tra una parete interna della nave e un TIR, nel punto meno ventilato del ponte.

Altro che open deck… non si respirava dal caldo!

I geni avevano fatto salire per primi i TIR, chiudendo la maggior parte delle finestre del lato destro della nave. Quello sinistro invece lo avevano lasciato libero per chi sarebbe salito a Igoumenitsa. Morale tutti i camper erano al centro del ponte chiusi dai camion con il risultato che, anche dopo qualche ora di viaggio in mare aperto e tenendo tutto spalancato, avevamo 37 gradi in camper! Siamo andati a lamentarci e, non soddisfatti delle inutili giustificazioni e scuse che ci siamo sentiti dare, chiediamo il modulo per fare una lamentela scritta. Improvviso cambio di atteggiamento. Le scuse diventano salamelecchi e ci danno una cabina esterna per farsi perdonare… ok preferivo il camper, però anche così non è male 😉
Quando al mattino scendiamo in camper per fare colazione, non si riusciva quasi più a passare da quanto si era riempito il ponte a Igoumenitsa. Perlomeno i camper saliti dopo erano in una posizione molto migliore della nostra. Sul nostro camper c’erano ancora 32 gradi… non sarebbe stata una notte facile se avessimo dovuto dormirci. Tutto bene quello che finisce bene, ma passano più in fretta e sono più divertenti 5 giorni di Balcani piuttosto che 30 ore di traghetto!
Il benvenuto in Italia poi ci ha pensato la polizia a darcelo. Tranquillamente parcheggiati a Milano, vicino alla stazione di Lambrate, alle 9.30 di mattina, bussatina sul finestrino… solita menata del ‘ci hanno chiamati, non potete rimanere qui, la gente ha paura’… in un anno e mezzo in giro per l’Europa, attraversando una quindicina di stati, solo in Italia veniamo trattati così… non ci fermeremo per molto! 😉

 

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