Non avendo un mezzo nostro per poterci spostare, non abbiamo molte alternative, se non quella di seguire la rotta turistica e fare una tappa a Nong Kiaw, per poi andare a Mouang Ngoi. Secondo le guide sono due destinazioni fantastiche sulle rive del Ou. Il vero Laos. Il secondo addirittura un villaggio raggiungibile solo in barca, un paradiso per i viaggiatori.
Il viaggio da Luang Prabang a Nong Kiaw è relativamente breve, poco più un paio d’ore. Per fortuna, perchè il minivan era molto mini ed eravamo impacchettati in quindici come sardine. Locali e turisti in proporzioni uguali. Stazione dei bus, come al solito inspiegabilmente lontana dalla destinazione, ma di certo fa comodo ai taxi/tuk tuk che ci marciano, approfittando dei turisti. In questo caso, comunque, meno di due chilometri, ce la facciamo a piedi come al solito. Il posto è decisamente in una posizione stupenda, natura selvaggia. La strada principale, sterrata e poverosa è un susseguirsi di alberghetti, agenzie di turismo che pubblicizzano escursioni varie, ristoranti e barettini vari, qualche spaccio alimentare e stranamente molti negozi di materiale edile. Cominciamo a chiedere per trovare una stanza e i prezzi che sentiamo non sono per niente paradisiaci. Sono matti. Non avendo altra scelta, mandiamo giù di dover pagare più di sette euro per una stanza squallida, ma pulita e con bagno.
Un giro in paese per vedere dove possiamo rifornirci di viveri ci fa capire al volo cosa vuol dire destinazione turistica. Tutto costa il doppio o, per lo meno, ci provano. Ci sembra però strana la mancanza di negozi di verdura, così inoltrandoci un po’ per le stradine interne del paese, alla fine troviamo il mercato locale, ben nascosto dai turisti. Anche qui alcuni venditori sono onesti, altri ci provano e sparano cifre da delicatessen, però riusciamo a fare una bella spesa e con l’occasione compriamo anche per la prima volta il fiore di banana che, come scopriremo, è una prelibatezza. Un altro sapore nuovo da aggiungere alla lista delle cose imparate in questo viaggio.
Le barche per Mouang Ngoi partono al mattino, così restiamo un’altra notte, ma cambiamo albergo. Ci spostiamo al Delilah, seguendo il consiglio del lonely planet, dove si è liberata l’unica stanza doppia che hanno. Costa un euro in meno, bagno condiviso, ma esteticamente, la stanza più bella che abbiamo avuto modo di vedere durante tutto il viaggio. Sarà perchè il proprietario è uno straniero. L’unico problema è che siamo stati massacrati dai bed bugs (cimici dei letti). Centinaia di punture su tutto il corpo, una cosa da non credere. Quando l’abbiamo detto al proprietario, al momento del check out, facendogli anche vedere in che stato eravamo ridotti, si è scusato e ha avuto il buon senso di rifiutare che pagassimo per la stanza. Un laotiano non l’avrebbe mai fatto. In ogni caso la stanza l’abbiamo letteralmente pagata con il nostro sangue. Passerà…
Al mattino ci facciamo impacchettare sulla barca per il nostro villaggio di pescatori. Noi e una trentina di altri turisti! Dopo un’ora di viaggio, risalendo il fiume in mezzo a una natura stupenda, spuntano le prime case. Ma come? Costruzioni nuove in cemento e mattoni in un villaggio di pescatori?
Il posto è veramente un paradiso per quanto riguarda la posizione e la natura che lo circonda, però è evidentemente poco autentico e molto turistico. Le capanne, bungalow, palafitte che dir si voglia che sono rimaste sono quasi esclusivamente le stanze per i visitatori, i locali si sono costruiti le loro case moderne poco più in là con un’estetica molto discutibile. Di positivo c’è che qui i prezzi non sono ancora così alti, con cinque euro si trova una sistemazione con veranda con vista stupenda e bagno privato. Per il resto, i pescatori hanno cambiato mestiere e le barche le usano per accompagnare i turisti a destra e sinistra e l’economia gira tutta intorno a quello. Villaggio sperduto nella giungla, con ristorante indiano, pizza ristorante di lusso con musica new age… ma per favore! E’ come un Club Med per turisti indipendenti, tutto falso, tutto costruito per loro… Altra chicca: per fare gli unici due sentieri che escono dal paese bisogna pagare un biglietto… sono folli…
Comunque per chi cerca un posto tranquillo è stupendo, semplicemente niente a che fare con tradizione, avventura, vita locale.
Sdraiato sull’amaca della nostra veranda, vedevo spesso l’anziana proprietaria venire a guardare il panorama e il fiume. All’inizio ho pensato che aspettasse il rientro del marito, magari preoccupata. Però dopo un po’ di volte mi sono reso conto che veniva solo a guardare il panorama con nostalgia. Quella doveva essere la veranda della sua vecchia casa, prima che costruissero l’orrore di cemento subito dietro, con tutte le comodità, ma senza più vista. Certo ora viveva in una casa moderna, ma pagata vendendo ai turisti la cosa più bella che aveva. Che tristezza.
E per continuare con la tristezza, lasciando la strada principale del villaggio e prendendo la ‘circonvallazione’ cosa abbiamo scoperto? Macchine e camion parcheggiati che immagino non siano arrivati con un elicottero. Non una, ma due strade arrivano al villaggio. Certo non ci sono mezzi pubblici, per cui per i più è vero che il paese è raggiungibile solo via fiume. Però chi si sposta autonomamente ci sono alternative, che però non conviene a nessuno rendere note, se no bye bye sogno del villaggio sperduto, come lo vendi poi? Persino a piedi è possibile arrivare. Una ventina di chilometri lungo il fiume sono più che fattibili. E pensare che molti pagano anche parecchio per fare trekking nella zona! Questo è il Laos, prendere o lasciare. Di consolante c’è che è sempre molto meglio della Cambogia 🙂