Battambang

Ci lasciamo dietro le brutte impressioni che ci ha regalato Phnom Penh e dopo sette ore di autobus arriviamo a Battambang.
La nuova stazione dei bus è a un po’ più di tre chilometri dal centro, però teste dure come al solito, preferiamo farcela a piedi piuttosto che dare una soddisfazione a quei noiosi dei “hello! tuk tuk sir?”

Arriviamo al nostro albergo e questa volta ci aspetta una piacevole sorpresa. Una stanza tutta per noi, per soli cinque dollari, grande, luminosa, con una simpatica proprietaria che, per la prima volta da quando siamo in Cambogia, non ci chiede di pagare la stanza prima ancora di salutarci e non cerca di venderci tour e altri servizi. Buon segno 🙂

La città è un po’ più pulita del solito. Assolutamente niente di particolare a parte pochi palazzi rimasti dai tempi dei francesi e una mezza dozzina di locali e negozi arredati con buon gusto, anche questa una cosa nuova da quando siamo arrivati.
Un’altra particolarità sono le numerose cartolerie-librerie e che il numero impressionante di bambini e ragazzini in divisa scolastica.
Un altro buon segno.

L’unica attrazione ‘turistica’ della città è il mercato centrale e una scuola di circo che non interessa proprio a tutti. Poi ci sono un paio di templi del periodo di Angkor in un raggio di una quindicina di chilometri, un paesino vicino dove son specializzati nella produzione di sfoglia di riso, quella che usano per avvolgere gli spring rolls e grande numero il bamboo train, che ricorda un po’ un giro sull’ottovolante del luna park, però molto più caro.

La cosa è abbastanza comune a tutte le città cambogiane. Le attrazioni raramente sono a portata di piedi. Bisogna sempre prendere un mezzo per arrivarci, per cui alla fine ogni cosa viene a costare tra trasporto e entrata come minimo una ventina di euro a botta, spesso molto di più.

La cosa più interessante che abbiamo trovato noi invece, anche qui, è stato un altro mercato, il Boeung Chhouk, molto meno turistico anche se non lontano dal centro. Prezzi normali, gente onesta, finalmente trattati da clienti normali e non da stranieri da spennare. Il piacere dimenticato di fare la spesa senza stress. Si perchè avendo la camera tutta per noi, abbiamo potuto cucinare senza problemi e mangiare decentemente, per quanto si possa fare con un fornellino e un pentolino 🙂
In realtà stiamo anche provando varie verdure sconosciute, radici strane, meloni amari, varietà strane di cicoria e coste, papaia acerba in insalata e altre specialità locali, fatte e controllate però a modo nostro 😉

Ci è piaciuta così tanto la vita e la stanza che ci siamo fermati sei giorni. Ci siamo rilassati, rimpinzati e ci siamo anche concessi di noleggiare un motorino per andare a vedere un paio delle attrazioni.
Una parentesi sulla guida in Cambogia. Dopo varie ricerche, siamo arrivati alla conclusione che secondo la legge in Cambogia si può guidare solo con la patente cambogiana. Però… per i motorini fino a 125cc non serve patente per nessuno, per cui non ci sono problemi, ad eccezione della provincia di Siam Raep, la città vicina ad Angkor Wat, dove è vietato agli stranieri guidare anche i motorini, perchè se no chi pagherebbe le cifre assurde che chiedono i trasportatori per portare i turisti a fare il giro dei templi? chiaro no?

Con solo sei dollari e poco più di un litro di benzina siamo riusciti così a vedere prima il paese dove fanno la sfoglia di riso e la lasciano ad asciugare al sole. Dalla strada non si vedeva molto perchè i tuk tuk dei turisti parcheggiati lungo la strada coprivano i cortili dove ogni famiglia dava una dimostrazione di come lavorano il riso. Che pena, mi ha ricordato di Matmata in Tunisia, dove i trogloditi danno spettacolo tutti i giorni per i turisti, dalle 10 alle 17 quando arrivano i pullman e poi si cambiano e tornano nelle loro abitazioni con aria condizionata della città nuova, dietro alla duna…

Non ci siamo fermati e abbiamo invece proseguito per un tempio antico e dalle descrizioni molto distrutto, Wat Ek Phon. Fuori dal tempio ci accoglie un Buddha enorme e la nuova pagoda, scintillante, ma di poco interesse. Visto da fuori il tempio ci è sembrato un pò troppo distrutto e visto che non hanno funzionato le tessere stampa, ci è passata la voglia di sganciare i sei dollari di entrata per noi due.

Siamo poi passati dalla scuola di circo. Una bella iniziativa per dare un istruzione artistica ai ragazzi che non si ferma alle arti circensi, ma si estende alle arti visive, musica e danza, con anche una sezione di scuola tradizionale, con tanto di aiuti e finanziamenti per i più bisognosi. Merita una visita? Sinceramente no! Una donazione però si e pagando la visita al campus si da un piccolo sostegno a una buona iniziativa, soprattutto in un paese dove l’arte sembra che si siano dimenticati cosa sia.

Nel pomeriggio siamo invece andati nella direzione opposta a Phnom Sampeu, una quindicina di chilometri a sud di Battambang. Qui le tessere hanno funzionato e così siamo saliti al tempio, niente di chè, però la vera cosa stupenda, pochissimo pubblicizzata, è una gola che si può scendere da una scalinata che porta in una specie di giardino incantato con due guerrieri di Angkor che fanno la guardia… sembra di entrare in una favola e pochi lo fanno, per cui eravamo anche completamente soli… finalmente qualcosa di bello!!
Ok anche le scimmiette che ti accolgono quando sali al tempio sono simpatiche, però non varrebbe la pena solo per quello.
La grotta delle uccisioni degli Khmer non dice assolutamente niente, giusto il gioco del raccapricciante che fa tanto piacere ad alcuni.
La curiosità impressionante è invece quello che succede tutti i giorni, poco prima delle 18.00. Da una spaccatura della roccia, visibile dalla base della collina, escono i pipistrelli per cominciare le loro scorribande notturne. Centinaia di migliaia di pipistrelli, creano una nuvola interminabile nel cielo e il tutto dura una mezz’ora abbondante, sembra che non finiscano mai. Un vero e raro spettacolo della natura.

Conclusione, dopo tanto niente, finalmente abbiamo visto qualcosa di interessante e incontrato gente più normale. Non è ancora una buona ragione per visitare la Cambogia, però sufficiente per rendere il nostro viaggio più piacevole. Anche se lo scopo dei nostri viaggi non è quello di divertirci, ma di conoscere e imparare qualcosa di nuovo, qualcosa di piacevole ogni tanto non guasta! 🙂

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