Angkor What?

Arriviamo a Siam Raep puntuali e camminiamo il chilometro e mezzo circa per arrivare al nostro ostello. Un affarone, meno di quattro euro a notte in due, con uso di biciclette gratuito fino a quattro-cinque ore al giorno. La posizione non è delle più comode, ma l’ambiente simpatico e come scopriamo, offre anche il refill d’acqua potabile gratuito, che per noi vuol dire risparmiare più di un dollaro al giorno… una meraviglia! Il posto si chiama Teacher’s Home Siem Reap (Hostel Salakamreuk).

La città, come al solito, non è niente di particolare. Rilassata, anche se i guidatori di tuk tuk sono più aggressivi e rompipalle del solito. Niente da vedere in città. Tutte le attrazioni turistiche sono relativamente distanti, ma ovviamente il posto è organizzatissimo per spillarti più soldi possibile e portarti dove vuoi. Venti dollari di qui, cinquanta di là, per i cambogiani gli stranieri hanno risorse infinite.

Cerchiamo, senza molte speranze, di far valere la nostra tessere stampa per entrare a Angkor Wat. L’attrazione turistica numero uno e una miniera d’oro per il paese, con più di quattro milioni di visitatori all’anno che non trovano ridicolo pagare dai 37 ai 67 dollari di entrata per farci un giro.
Alla biglietteria ci dicono che non c’è problema, basta parlare con il responsabile dell’ente del turismo Apsara, lì di fronte all’altro sportello.
Andiamo pieni di entusiasmo allo sportello. Chiuso! Chiediamo. Oggi è domenica, non viene nessuno. Stiamo parlando del luogo più turistico della nazione. Ci torniamo anche il lunedi e il martedi e il mercoledi… mai nessuno! Ogni giorno la stessa risposta: strano dovrebbe esserci, ma non l’abbiamo visto… Chiediamo dove sono gli uffici centrali. A venti chilometri. Chiediamo se gentilmente potessero telefonare, giusto per capire quando potremo trovare l’impiegato. No, non possiamo,  non è il nostro lavoro.
Alla fine ci abbiamo rinunciato… peccato, ma tutto sommato chissenefrega !

I mercati, le classiche trappole per turisti, anzi per Barangs, come ci chiamano qui. I prezzi alle stelle, a volte addirittura più cari del supermercato, che già è a prezzi europei.
Per fortuna ormai sappiamo quanto pagare per le varie cose e riusciamo a non farci fregare più di tanto. Ma ci provano sempre. Anche dallo stesso venditore, oggi ti vende una cosa a un dollaro al chilo, il giorno dopo te ne chiede due. Per loro è normale.

Andiamo a fare una visita al centro dell’artigianato. Osannato su tripadvisor e dal nostro lonely planet. Visita gratuita ai laboratori dove giovani cambogiani lavorano legno, pietra e tutto il resto. Un’altra trappola per turisti indecente. Gli artigiani in vetrina, per unna strana coincidenza, lavorano tutti su pezzi quasi finiti e molto belli. Stando ad osservarli con attenzione per qualche minuto è evidente che la maggior parte di loro, non fa assolutamente niente. Spolverano, accarezzano, lucidano, danno una pennellata su tratti già fatti, una semplice messa in scena per i gruppi che arrivano, passano e se ne vanno. Appena passato il gruppo, abbiamo visto più di uno dei ragazzi smettere completamente la recita e dedicarsi al proprio telefonino.
Il negozio, con migliaia di articoli, molti dei quali non hanno niente a che fare con l’artigianato, sono venduti a prezzi altissimi. Ciliegina sulla torta, ai turisti dei gruppi viene dato un ‘visitor pass’, di colore diverso per ogni gruppo, da far vedere alla cassa quando si paga. Giusto per non sbagliare poi con le commissioni da versare a chi ce li ha portati…
Le stesse cose si possono comprare in città a molto di meno e non escludo che siano fatte dagli stessi artigiani… cinesi 🙂

Comincio a pensare che tutte le varie NGO che hanno portato il benessere in alcune zone della Cambogia, alla fine dei conti abbiano fatto danni enormi alla mentalità del posto. Hanno visto soldi facili, hanno fatto la parte dei poverini che hanno bisogno di aiuto e adesso vanno in giro con i SUV Lexus ultimo modello e considerano normale spremere i turisti.

Anche Siam Raep una grande delusione. Le uniche cose carine: l’ostello e i giri in bicicletta.

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