Fuori dalla Scam-bodia…

Credevo di essermi liberato dalla Cambogia, ma non avevo considerato il passaggio della frontiera. Lo descrivo qui, sperando che posssa tornare utile a qualche altro viaggiatore.

A Stung Treng, facciamo un giro per i vari botteghini di biglietti, per trovare il prezzo migliore per passare i confini con il Laos. Ci accorgiamo presto che tutti chiedono 12 dollari, per cui preferiamo prenotare attraverso il nostro albergo, così incluso nel prezzo, ci passano a prendere e ci evitiamo una camminata con i bagagli. Tutto ok, si parte l’indomani, alle 10.30 passeranno a prenderci, il pullman dovrebbe partire intorno alle 11.00. Perfetto.

La mattina, alle 9.30 ci bussa alla porta il nostro albergatore e ci dice che il tuk tuk ci sta aspettando!

Mah… In ogni caso eravamo pronti, scendiamo e ci porta al terminal dei bus di una compagnia mai sentita, appena fuori dalla città. Oltre a noi ci sono altri tre stranieri che già aspettavano. Una signora sgarbatissima, prende i nostri biglietti e li sostituisce con altri due, di colore diverso e poi spunta l’autista che, ancora più sgarbatamente, ci dice di muoverci e di salire su un pulman sgangherato. Le borse portatevele su, ci mancava solo che ci spingesse. Partiamo che non erano ancora le 10.00. Meglio, pensiamo, così arriviamo prima. Dopo pochi chilometri, prima sosta, l’autista scende senza dirci niente entra in un ‘negozio’ e ne esce dopo un decina di minuti con qualcosa di commestibile in un sacchetto. Pochi chilometri ancora e seconda sosta. Anche questa volta scende l’autista senza dire niente e sparisce per una ventina di minuti. Per fortuna che aveva fretta. A una ventina di chilometri dalla frontiera il motore si spegne e il conducente ci dice che c’è un problema. Il ragazzo francese seduto davanti a noi, si alza incazzatissimo e gli dice che lo ha visto staccare un filo da sotto il cruscotto, di riattaccarlo e lasciar perdere le cavolate. L’autista fa finta di non capire e scende per andare a far finta di armeggiare con il motore. Teo, il ragazzo francese, ci dice che lo avevano avvisato dei suoi amici, che succede spesso che facciano finta di avere guasti per perdere tempo e arrivare alla frontiera il più tardi possibile. Hmm. Risale l’autista e ripartiamo, una ventina di metri e si sente una sfrizionata incredibile e si ferma di nuovo. Ricomincia la messa in scena della riparazione, solo che questa volta scendiamo sia io che Teo e gli andiamo a stare di sopra con espressione minacciosa e Teo continua a dirgli di piantarla che lo ha visto benissimo. Il tipo decide di fare una telefonata e improvvisamente ‘miracolo’ tutto torna a funzionare. Poco dopo le 11.30 arriviamo alla frontiera. Ci fa scendere davanti al solito ristorante e si presenta un tipo che ci dice di aspettare li seduti, ci vorranno una quindicina di minuti. In teoria non avevamo nessun motivo di aspettare, saremmo potuti andare direttamente a passare i controlli, però vista l’insistenza, ci sediamo.

Ci sono una ventina di altri stranieri che stanno bevendo e mangiando, aspettando di prendere il bus per la Cambogia. Passano i quindici minuti, chiama tutti gli altri turisti e li fa salire sul bus, lo stesso scassato che ha portato noi. Nel frattempo noi tiriamo fuori il nostro panino e la nostra bottiglia d’acqua e ne approfittiamo per mangiare. A questo punto il solito tipo ci chiede i passaporti, ci dà i moduli da compilare per la richiesta del visto Laotiano e poi ci dice di dargli i soldi, al che gli diciamo che possiamo cavarcela da soli, non vediamo il motivo per cui dovremmo dare i soldi a lui…

Nel frattempo il tempo passa e il bus con gli altri sfigati non è ancora partito, sono sotto al sole a cuocere senza motivo.

Il tipo capisce che non abbiamo nessuna intenzione di ordinare niente, ne tanto meno di dargli dei soldi per i suoi inutili servizi, per cui ci sbatte i passaporti sul tavolo e ci dice di andarcene… più di mezz’ora buttata via.

Nel frattempo però abbiamo legato con la coppia di francesi e la ragazza svedese che avevano viaggiato con noi, così abbiamo saputo che i i francesi avevano pagato 10$ invece di 12$, come al solito i prezzi non sono uguali per tutti e abbiamo anche deciso di andare in gruppo e di non pagare niente di più del dovuto per il visto.

Ci incamminiamo verso la frontiera cambogiana, andando a naso perchè non c’è assolutamente nessuna indicazione del dove si deve passare. Arriviamo agli sportelli per il controllo passaporti. Fotografia, impronte digitali, che tra l’altro non ci avevano preso quando eravamo entrati, un po’ strano no? E poi passate all’altro sportello. Mi affaccio e mi sento dire -dammi due dollari, chiedo il motivo, -per il timbro di uscita, dico ok, dammi una ricevuta e non c’è problema, -se non mi dai due dollari non ti metto il timbro, ripeto niente ricevuta, niente soldi. Mi sbatte il passaporto quasi in faccia, lo prendo, è senza timbro, ma a me in teoria cosa importa, se ho il passaporto in teoria non dovrebbe essere un problema, al massimo non potrò più tornare in Cambogia, sai che dispiacere…

Prendono anche gli altri i loro passaporti senza pagare e procediamo verso la frontiera Laotiana. Ci guardiamo indietro e vediamo partire il bus proprio in quel momento. Li avevano tenuti a cuocere per quasi un’ora, così senza motivo, giusto perchè sono stranieri.

Allo sportello del Laos, ci accolgono con un sorriso. Consegniamo i passaporti e i moduli, ci chiede di pagare la cifra corretta, prende i soldi di tutti e poi ci dice -ma qui non c’è il timbro di uscita dalla Cambogia, non possimao farvi passare! Gli chiedo cosa gliene frega a lui se non c’è il timbro di uscita, se siamo lì siamo usciti e se qualcuno può avere un problema sono i cambogiani. Gli spieghiamo anche che ci hanno ricattato e che vogliono essere pagati per mettere il timbro, ma non c’è niente da fare. Dobbiamo tornare indietro per farci mettere il timbro. Gli diciamo di restituirci i soldi. Non è possibile, abbiamo già fatto richiesta del visto e non sono rimborsabili!

Torniamo allo sportello cambogiano, il bastardo sta voltato di spalle e gli metto i passaporti davanti dicendogli, amico, hai dimenticato qualcosa. Mi risponde, niente dollari niente timbro. Gli chiedo, e se non abbiamo i soldi cosa facciamo, stiamo qui tutta la vita? Mi risponde, ok dammi un dollaro! A questo punto, mi viene un’ispirazione. Tiro fuori la tessera stampa, la appoggio sui passaporti e dico, posso farti vedere una cosa? Si gira per guardare con la coda dell’occhio, vede la tessera, dice qualcosa al suo collega di fianco, al che prendo coraggio e sparo, sei sicuro di voler giocare questo gioco? Grandioso! Prende i passaporti, bestemmiando in khmer e comincia a timbrarli. Ce li risbatte davanti, dicendo cose che non dovevano essere molto gentili nei nostri confronti, però missione compiuta. Torniamo all’altra frontiera. Gli diciamo, fatto! E non abbiamo pagato!

Ci guarda un po’ stranito, comincia ad applicare i visti sui passaporti e poi ci passa allo sportello seguente. Faccia dura, dammi due dollari per il timbro di entrata! Andiamo bene. Benvenuti in Laos!

Ricomincio con la storia della ricevuta, niente, o i soldi o non passiamo. Gli chiedo dove sta scritto che si deve pagare e mi risponde -là, c’è un cartello! Vado a vedere e in effetti c’è un cartello che dice che bisogna pagare per ogni passaggio della frontiera, più una sovrattassa per gli straordinari se è tardi, senza specificare l’ora, questo spiega perchè cercano di farti arrivare tardi, così ti fanno pagare gli straordinari e ti possono fare pressione perchè l’autobus dall’altra parte ti sta aspettando.

Teo mi dice che è sicuro che non bisogna pagare niente, che è tutta una montatura e in effetti il cartello non ha assolutamente niente di ufficiale, potrebbe averlo scritto chiunque.

Torniamo allo sportello e gli diciamo che non c’è problema, stiamo lì fino a che non ci mette il timbro e che non abbiamo nessuna intenzione di pagare. Ci sediamo di fronte, Teo comincia a tira fuori la chitarra, qualcosa da mangiare, La sua ragazza tira fuori un libro e si mette a leggere… Dopo cinque minuti, compaiono i nostri passaporti con il famoso timbro e siamo liberi di entrare in Laos. Si ma, a Don Det come ci arriviamo adesso. Dall’altra parte della frontiera non c’è nessun bus ad aspettarci, siamo in mezzo al nulla, a venti chilometri dalla nostra destinazione. Ancora una volta è Teo che risolve la situazione, chiama la compagnia dei bus in Cambogia e gli dice che siamo passati, dove è la nostra coincidenza… non vi preoccupate, tra mezz’ora sarà lì! In effetti venti minuti dopo arriva un mini van e ci carica per portarci a prendere la barca per Don Det… da non crederci…

Ho sentito chiamare la Cambogia Scam-bogia e penso che sia la definizione più esatta di questo paese. Il Laos non sembra essere molto diverso, ma per il momento, per lo meno, la gente sembra essere più cordiale e aperta, senza l’ostilità e l’opportunismo dei cambogiani. Un consiglio a tutti, non andate in Cambogia, non se lo meritano

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