E con un balzo…

…siamo arrivati in Grecia!

Beh non proprio un balzo, ci abbiamo messo una settimana ad arrivare da Biella a Atene, passando per Slovenia, Croazia, Bosnia, Serbia, Macedonia e senza mai pagare un pedaggio, a parte una piccola eccezione in Serbia dove in un modo o nell’altro, ci fregano sempre 🙂

Nell’ultimo post eravamo ancora a Mantova. Da lì ci eravamo spostati sul lago di Molveno alla ricerca di un po’ di fresco e dell’occasione di fare qualche bella passeggiata in mezzo alla natura. Il posto è stupendo, con un parcheggio vicinissimo al lago e ottimo punto di partenza per fare le nostre escursioni.
Le Dolomiti sono uno spettacolo e ci siamo rimasti tre giorni. Ci saremmo rimasti anche di più, se non avessimo ricevuto notizie riguardo all’intervento che avrebbe dovuto fare nostro figlio a fine Agosto. Tutto rimandato a Dicembre e solo dopo una vi$ita privata dal primario per fissargli la data.

Nauseati dal sistema sanitario italiano, decidiamo di tornare alla base a Biella a prendere delle borse che ci avevamo lasciato e di partire per la Grecia, per goderci quel poco di estate che ci era rimasta, dopo i due mesi passati ad aspettare come imbecilli per un intervento che avrebbe dovuto essere una cosa semplicissima e in teoria, programmato più di un anno fa per i primi di giugno!

Così recuperiamo le nostre cose e il giorno dopo ripartiamo con comodo da Biella, dopo aver fatto un po’ di spesa. Seguiamo religiosamente la statale/provinciale 11 e facciamo una prima sosta a Verona, comodissima perchè la deviazione è minima e non avendo bisogno di fare camper service, la preferiamo all’area sosta di Illasi dove ci fermiamo di solito.

Al mattino ci rimettiamo in marcia, ultima spesa italiana lungo la strada e arriviamo a Basovizza, dove ci fermiamo per il secondo pernottamento prima di varcare i confini.
All’uscita dell’Italia ci controllano i documenti, per entrare in Slovenia
invece nessun controllo.
Attraversiamo i pochi chilometri che ci separano dalla Croazia e anche qui passiamo senza nessun controllo in frontiera. Scendiamo a Rijeka, da dove imbocchiamo la strada che scende lungo la costa fino a Senj e da lì svoltiamo verso l’entroterra per passare il confine con la Bosnia a Bihac.

In Croazia facciamo anche una trentina di litri di gasolio, costa meno che in Italia, ma un po’ di più che in Bosnia, per cui non faccio il pieno. Pago con una carta postepay senza problemi.
Formalità di frontiera velocissime, con i passaporti elettronici si passa in un attimo e nessun controllo di dogana. Nel tardo pomeriggio eravamo a Banja Luka, dove abbiamo troviamo un parcheggio tranquillo e vicino al centro, ma siamo troppo stanchi per andare a fare un giro. Sarà per la prossima volta, con più calma.

Il giorno dopo riprendiamo il nostro percorso, direzione Serbia per passare il confine a Karakaj e poi scendere lungo il fiume fino a Uzice, prima di tagliare verso Nis.
Ci fermiamo a far gasolio, però non funziona il POS così mi accompagnano in banca a fare un prelievo per poter pagare in contanti. In teoria avrei potuto pagare in Euro, ma non mi fido molto del cambio che mi faranno e a dire il vero, non so neanche a quanto corrispondono i loro marchi. Nessun problema comunque, solo un piccolo ritardo.

Proseguiamo, passiamo il confine, anche questa volta senza nessuna complicazione e piuttosto velocemente. La strada lungo il fiume è stupenda. Proseguiamo fino a Krajevo, dove ci fermiamo per la notte in un parcheggio in una zona residenziale un po’ in periferia. Nel frattempo abbiamo cambiato qualche Euro per fare un po’ di spesa di frutta e verdura, che qui conviene alla grande e per prendere una bella bottiglia di Jelen, una nostra passione 😉

Siamo al quinto giorno di viaggio, partiamo con comodo con l’obiettivo, un po’ ottimista ma fattibile, di arrivare in Grecia in giornata.
Fino a Leskovac nessun problema, da lì però per arrivare a Vranje il navigatore ci consiglia di prendere una strada che passa per la montagna, invece che seguire l’autostrada e ci lasciamo convincere…

All’inizio tutto bene, seguiamo un fiume, paesaggio stupendo, tanto che ci fermiamo anche a mangiare proprio in riva al fiume per goderci un po’ la natura. Proseguendo, la strada però comincia a peggiorare, l’asfalto finisce e dopo qualche chilometro il la terra battuta diventa fanghiglia, peggiorando al punto che, anche se in teoria eravamo abbastanza vicini all’incrocio con una strada principale, prendo la difficile decisione di tornare indietro. Non ho nessuna intenzione di rimanere impantanato in mezzo a un bosco dove non prende neanche il cellulare.

Faccio dietrofront e nel giro di un paio di minuti, senza nessun preavviso, comincia il diluvio universale. Pioggia così fitta da non vedere a due metri di distanza!! Abbiamo fatto appena in tempo a superare la zona fangosa e tornare sullo sterrato!! Poi con calma e pazienza siamo tornati indietro lungo la strada che comunque si stava trasformando in un fiume, visto che la pioggia non smetteva.
In tutto una quarantina di chilometri extra e più di un’ora buttati via. :(

Tornati a Leskovac, prendiamo l’altra strada e seguiamo le indicazioni per Vranje, da dove la strada per il confine con la macedonia dovrebbe essere gratuita. Seguiamo le indicazioni per Lojane e dopo poco ci troviamo in coda per un incidente che ha bloccato la strada… un brutto incidente. Stiamo a guardare le ambulanze e la polizia andare e venire per un’oretta fino a che non ci aprono il passaggio e lo spettacolo non è stato divertente… un pullman e tre auto in condizioni pietose…

Proseguiamo lentamente. Dall’incidente in poi non vediamo più nenache un sorpasso pericoloso e tutti stanno tranquilli uno dietro l’altro senza fare più i cretini. E’ sempre così, peccato che di solito dura poco.

La strada ci spinge, senza darci alternative su un raccordo autostradale che porta alla frontiera, alla fine del quale troviamo ad aspettarci un casello per il pedaggio!!
120 dinari, un euro, ma anche questa volta sono riusciti a fregarci, malgrado tutto il nostro impegno 🙂 Mi viene spontaneo un amichevole ‘fanculo, pago e procedo, siamo già terribilmente in ritardo.

Dogana macedone passata velocemente e sempre senza nessun controllo, faccio 30 litri di gasolio a un prezzo che fa venir le lacrime, un euro al litro e poi prendiamo la strada per Sveti Nikole. Da lì scendiamo a Veles e imbocchiamo la strada che segue l’autostrada fino ai confini con la Grecia. Appena prima dei confini, faccio il pieno (i prezzi dei carburanti sono fissi in Macedonia), passiamo anche la dogana Greca senza nessun intoppo e nessun controllo e ci troviamo davanti a una sorpresa: è diventata a pedaggio anche la strada per Salonicco… mah… usciamo prima del casello annunciato e proseguiamo fino a Evzoni dove parcheggiamo nella piazza centrale per passare la notte. Sono ormai le 2 di mattina.

Ci rimettiamo in movimento il mattino dopo con calma, abbiamo fissato come meta le Termopili, sosta obbligatoria per approfittare e fare un bel bagno termale.
Saliamo e scendiamo l’Olimpo, letteralmente, e arriviamo nel pomeriggio. Pochi i matti che entrano nell’acqua caldissima in piena estate e le terme sono praticamente tutte per noi.

Il vecchio stabilimento è diventato un centro di accoglienza per profughi, così facciamo anche quattro chiacchiere con un gruppetto di ragazzini che vengono a farci visita per curiosare un po’ dentro al camper. Alcuni di loro vivono lì da due anni e non è che abbiano molto da fare per fare passare il tempo.
Tutti dicono di venire dalla Siria, ma a occhio un paio devono essere iraniani e uno afgano. Solo due parlano bene il greco, uno se la cava anche con l’inglese, oltre a parlare, a dir suo, altre quattro lingue mediorientali. Niente male, avrà dodici anni!

Apprezzano molto il camper anche se non capiscono perchè visto che potremmo non andiamo a stare in città, invece di stare lì alle terme, nel mezzo del nulla. Difficile da spiegare.

Si entusiasmano quando gli diciamo che conosciamo abbastanza bene la Siria e che l’abbiamo girata in lungo e in largo e si commuovono quando gli facciamo vedere un asciugamano comprato al bazar di Aleppo. Ce lo strappano di mano per annusarlo e toccarlo, passandoselo dicendo “Siria, Siria” con gli occhi lucidi

Uno dei ragazzi ci chiede se quello che stiamo bevendo è birra e se è vero che la birra fa male, perchè così dice suo padre, però poi beve anche lui. Vorrebbe provare. Tutti vorrebbero provare, ma gli diciamo che sono ancora troppo giovani, di portare pazienza, hanno tempo davanti per farlo.

Rimangono comunque tutti stupiti dal fatto che bevesse anche Elissavet… Ma come, le donne possono bere?

E ti chiedi cosa fare.
Cerchi di spiegargli come stanno le cose e quanto sfigati sono di essere nati in un paese mussulmano o fai una risatina e rimani con il grosso interrogativo di cosa cavolo gli insegnano a scuola, visto che ormai vanno tutti a scuola qui?

Non sarebbe ora invece di rispettare le “tradizioni” degli islamici o di qualsiasi altra inutile e dannosa religione o setta, di essere coerenti e esigere che vengano rispettati l’uguaglianza e i diritti umani senza compromessi di nessun tipo?

Non me la sento di fare una lezione ai ragazzini e preferisco reagire con altrettanto stupore, rispondendo “Chiaro che si! Perchè cosa c’è di strano?”
Così se vogliono approfondire la scelta è loro, ma preferiscono alzare le spalle e lasciar perdere. Dopo una mezz’oretta ci siamo detti tutto e ci lasciano per andare a giocare altrove.
Bell’incontro, anche se un po’ triste.

Dopo di loro viene a trovarci un cane randagio, che si sdraia fuori dal portellone e mi guarda evidentemente in cerca di cibo. Da vegani non abbiamo molto da offrirgli. Dopo un paio di fette biscottate imbevute con un po’ del condimento di carciofini sott’olio, che divora in un istante, decido di fargli un piatto di pasta. Aspetta con pazienza. Mangia tutto, beve, saluta e se ne va. Come scoprirò al mattino seguente, era tornato poi a dormire di fianco al camper.

Bagno mattutino e via verso Atene, un altra salita enorme per superare questa volta il monte Parnasso, passiamo Tebe e prendiamo la strada che esce a Mandra e Elefsina. Per la prima volta la troviamo stranamente libera, cominciamo a vedere dei cartelli che dicono che la strada è chiusa ai non residenti. Ce ne freghiamo in puro stile greco e proseguendo ci rendiamo conto che il paesaggio sembra bombardato. Ci eravamo dimenticati che non molti giorni prima c’era stata un’inondazione proprio in quella zona, che aveva fatto anche vittime… tra inondazioni e incendi è proprio un brutto periodo per la Grecia!

Comunque arriviamo a destinazione velocemente. In tutto abbiamo fatto 2500 chilometri in 7 giorni… neanche tanto male!

Scarichiamo il camper dopo più di un anno su strada e come sempre succede, ci chiediamo come cavolo faceva a starci tutta quella roba… un vero miracolo! 😉
Adesso riorganizziamo il tutto, vediamo un po’ di amici e poi ci rimettiamo in viaggio per il Peloponneso… finalmente un po’ di mare!!

Un commento su “E con un balzo…”

  1. Ciao a tutti i veri camperisti! Siamo una coppia a cavallo tra i 65 e i 70 anni e viaggiamo con un meraviglioso camper del 1991, ancora perfettamente efficiente anche se spartano, dove abbiamo tutto quello che può assicurare una vacanza libera, rilassante e lontana il più possibile dalla confusione delle città e dei campeggi super accessoriati! Abbiamo percorso gran parte dell’Europa amando la vita in camper (per noi unica vacanza veramente entusiasmante), sempre rispettando rigorosamente le regole del vivere civile e i luoghi che ci hanno ospitato. Continuiamo ad avvalerci delle ricche informazioni che ci hai regalato sul vecchio sito, che avrei voluto continuasse ad esistere, ma almeno per fortuna non lo hai eliminato lasciandolo a disposizione di chi vuole seguire le tue esperienze di viaggio (soprattutto in Grecia, che noi adoriamo e che ogni anno non smette di sorprenderci!).

Lascia un commento